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1.e. La psicologia, infatti, è scienza rivolta alla persona nella sua globalità:
sia a livello individuale nei diversi aspetti: corporeo, cognitivo, emotivo, affettivo, rela-
zionale, sia nelle sue interazioni con l’ambiente fisico e sociale, nelle sue diverse artico-
lazioni: famiglia, gruppo, comunità, territorio. La psicologia, inoltre, ha particolare atten-
zione alla individuazione, all’attivazione e al potenziamento delle risorse della persona e
dell’ambiente, agli elementi positivi presenti nei contesti, alle parti sane dell’individuo, al
potenziamento ed al rispetto delle capacità di scelte autonome.
1.f. Si privilegia, quindi, la proposizione di un vero atteggiamento umanistico nella salute,
che faccia da contraltare all’accentuato tecnicismo, all’esasperazione della strumentalità,
alla riduzione del cittadino malato ad una serie di organi frammentati, e dei curanti come
erogatori di prestazioni sempre più accelerate e monetizzate, in un rapporto tra curante e
paziente che aggiunga al curare il prendersi cura.
1.2 Contesto
2.a In ogni Azienda Sanitaria ed Ospedaliera Pubblica e Privata esistono Comitati che si
occupano di bioetica; spesso sono gli stessi che si occupano di sperimentazione in farma-
cologia e di ricerca, a volte sono separati.
Scopo dei comitati dovrebbe essere accrescere l’interesse dei sanitari verso la riflessione
etica sulle scelte, orientarli nelle questioni complesse, fornire pareri e formare gli stessi
all’attenzione verso l’umanizzazione delle cure, al rispetto del Consenso Informato, ai
diritti di autoderminazione dei cittadini.
2.b In alcune regioni è normata la presenza degli psicologi all’interno dei Comitati di
bioetica, che sono organismi multiprofessionali con l’apporto anche del volontariato e
di altre istanze della società civile; questa scelta ha delle motivazioni piuttosto impor-
tanti.
1.3 Interventi
3.a Presenza della competenza psicologica nei consessi in cui si affrontano tematiche
bioetiche, come le commissioni aziendali ed ospedaliere, di struttura e regionali;
3.b Partecipazione attiva nella formazione del personale sanitario sui temi dell’umanizza-
zione delle cure, del rispetto delle scelte, della comunicazione, dell’acquisizione del con-
senso e della costruzione di una relazione fiduciaria anche a partire da contesti di richiesta
non spontanea;
3.c Presenza attiva della psicologia in ospedale, nelle situazioni ad alto rischio di invasivi-
tà (medicina della riproduzione, neonatologia, rianimazione, neurologia, oncologia, etc.)
con una specifica attenzione alle questioni che riguardano le scelte ed i diritti all’inizio/
fine della vita, specie nei contesti di cure intensive, ponendosi professionalmente a tutela
della salvaguardia della relazione terapeutica curato/curante, e del principio di autonomia
del paziente, anche attraverso il sostegno all’equipe curante.
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