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vento condivisi, delle situazioni di particolare complessità (abusi, violenza, maltrat-
             tamenti, tentativi di suicidio, pazienti aggressivi, le persone in stato di shock, comu-
             nicazioni di cattive notizie, morti improvvise, situazioni complesse, di “crisi”, ecc.);
             inoltre, agevolando il rapporto con i familiari in attesa tenendo i contatti, favorendo la
             comunicazione e le informazioni, collaborando nella gestione delle “crisi”, comprese
             l’aggressività, supervisione, counselling, ecc..
          -	 Organizzativo: finalizzato ad individuare modalità più efficaci di comunicazione isti-
             tuzionale  (tabelle,  pieghevoli,  istruzioni),  interpersonale  (Triage,  codice  assegnato,
             percorsi diagnostici attivati, ragioni dell’attesa, ecc.); di gestione dei carichi di lavo-
             ro, del turn-over; migliorare il lavoro in équipe, il clima lavorativo, la soddisfazione
             degli utenti, adottare linee guida condivise; prevenire lo stress e il Burn-out attivando
             strategie di “alleggerimento” e sviluppando i fattori protettivi (Debriefing, Defusing,
             supervisione di gruppo, counselling), ecc.
          Nell’area dell’emergenza, questa modalità di intervento psicologico-relazionale non ri-
          guarda solo l’ambito ospedaliero del Pronto Soccorso-Triage ma è parimenti estendibile
          a quello extraospedaliero ove si attiva l’iter dell’emergenza, le cui fasi cruciali sono ap-
          punto:
             1.  chiamata al 118 e intervento dei soccorritori
             2.  accesso al Triage e attività di Pronto Soccorso
             3.  post-emergenza (ricovero, invio ad altro reparto, invio al medico curante, dimissio-
                ne ecc.)
          Infatti, anche a livello extra-ospedaliero del 118, nelle micro emergenze, si possono pre-
          vedere interventi diretti con i pazienti-vittime, con i sopravvissuti e con i familiari di
          entrambi già nella fase traumatica al momento del primo soccorso; si può agire indiret-
          tamente tramite i soccorritori dotando quest’ultimi di abilità e conoscenze necessarie a
          gestire sul piano emotivo-relazionale la situazione traumatica, oppure si possono adottare
          entrambe le modalità.
          In Italia, come accade già in altri Paesi, stanno nascendo interessanti esperienze di psico-
          logi integrati nelle équipes di emergenza dei 118. La loro funzione è di supporto ai soc-
          corritori dell’emergenza e di primo soccorso alle vittime, ai sopravvissuti e ai familiari,
          qualora la centrale operativa segnali emergenze di particolare complessità.
          La necessità di garantire agli utenti una precoce assistenza psicologica fonda sulla con-
          statazione clinica che le persone, nelle situazioni di emergenza, si trovano spesso sole
          ad affrontare il “trauma”, la sofferenza, i vissuti, il panico e la sensazione di perdita di
          controllo sugli eventi; inoltre, sul fatto che esse, inevitabilmente, tendono a riversare tutto
          il loro disagio sui soccorritori i quali, peraltro, sono impegnati a gestire gli aspetti sanitari
          ed operativi del problema.
          L’insieme di questi accadimenti pone in risalto come già nella prima fase dell’emergenza
          s’intreccino i bisogni psicologici e relazionali dei pazienti, dei familiari e dei soccor-
          ritori: bisogni di ascolto, rassicurazione e cura dei primi; di raccogliere informazioni,
          comprendere l’accaduto, pianificare l’intervento e gestire le proprie ed altrui emozioni,
          dei secondi.
          Studi recenti hanno dimostrato le strette correlazioni esistenti tra lo stress acuto e lo svi-
          luppo del PTSD (Post Traumatic Stress Disease) nel personale di servizio in ambulanza ed
          hanno sottolineato il valore dell’intervento psicologico rivolto direttamente ai pazienti e

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