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nell’anziano attraverso ad esempio forme di volontariato sociale e servizi di pubblica
             utilità: in questo modo egli soddisfa il bisogno di sentirsi utile e di non sentirsi solo.

          Caratteristica comune di tutti questi interventi a favore dell’anziano è il fatto di orientar-
          si all’autoefficacia (self-efficacy, Bandura, 1997 trad.it. 2000). Il senso di autoefficacia
          costituisce una variabile importante nel modulare il rapporto tra persona e cambiamenti
          della vita, compreso l’invecchiamento. La riduzione funzionale, la patologia e i deficit ad
          essa conseguenti, attraverso una riduzione della sfera di azione dell’individuo, minano il
          suo senso di autoefficacia e la sua rete di relazioni. La conseguenza, spesso inevitabile, di
          questo processo è un iter regressivo che incrementa la dipendenza dagli altri e peggiora,
          di conseguenza, la qualità della vita.
          Lavorare sul vissuto di autoefficacia significa da un lato rafforzare la convinzione che
          l’individuo possa fare da solo. La rete familiare e il sostegno domiciliare possono, in
          modo integrato rafforzare l’impegno a riconquistare livelli possibili e maggiori di autono-
          mia nelle mutate e deficitarie condizioni di vita.


          L’approccio della Psicologia di comunità si svilupperà anche in direzione dei caregiver
          e degli operatori che si occupano dell’assistenza dell’anziano; un intervento di forma-
          zione continua rivolto a queste figure assistenziali è condizione essenziale per ottenere
          un miglioramento nella relazione d’aiuto anche in un’ottica di prevenzione del burn-out.
          Si sottolinea l’importanza di un coinvolgimento molto precoce e costante dei caregivers
          – familiari e non – nel percorso psicologico.
          Un programma efficace comprende inoltre interventi di carattere assistenziale rivolti ai
          soggetti la cui condizione di malattia è caratterizzata da una lunga durata e da una progres-
          siva comparsa di maggiore disabilità. In particolare, per gli anziani, esigenze sia etiche
          sia economiche hanno determinato l’individuazione di scelte alternative al ricovero in
          ospedale e in istituzione che ne permettono il mantenimento al domicilio. L’intervento si
          fonda su un circuito assistenziale che accompagna l’evolversi dei bisogni dell’anziano e
          della sua famiglia fornendo di volta in volta interventi diversificati, ma in un continuum
          assistenziale. Fra le strutture preposte all’assistenza all’anziano troviamo RSA, Hospice,
          Centri Diurni, ADI, UVG, Case di Riposo. L’organizzazione a rete dei servizi rappresenta
          infatti una risposta ai bisogni sociali, psicologici e sanitari della popolazione anziana.


          3.   GLI INTERVENTI DI PSICOLOGIA CLINICA E DI COMUNITA’

          È importante sottolineare che le caratteristiche biologiche dell’anziano fanno sì che il mo-
          dello di intervento non sia sovrapponibile a quello tradizionale ma preveda un approccio
          specifico: la pluripatologia, la complessità diagnostica, gli interventi multidisciplinari,
          i cicli terapeutici richiedono una valutazione globale della persona tale da produrre un
          intervento efficace nella direzione del mantenimento dell’autosufficienza. Gli interventi
          diagnostico-terapeutici comprendono colloqui psicologici di valutazione, con l’utilizzo di
          tecniche psicodiagnostiche (test di personalità, cognitivi, funzionali e neuropsicologici),
          colloqui di sostegno psicologico e interventi di psicoterapia individuale e di gruppo.
          Nell’analisi dei bisogni nell’area anziani si possono individuare, per la psicologia clinica,
          alcune aree d’intervento:

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