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no riduce il rischio di cadute, consente di mantenere la funzionalità fisica, contribuisce al
controllo del peso e se svolta in compagnia, migliora anche il tono dell’umore e l’inseri-
mento sociale.
Gli interventi della psicologia si collocano su tre dimensioni:
1. Adattamento dell’anziano ai cambiamenti che caratterizzano l’invecchiamento, con
lo scopo di sostenere la riorganizzazione a cui va incontro la persona con l’avanzare
della senescenza. Attualmente le teorizzazioni di stampo socio-psicologico invitano
a sostituire al binomio tradizionale “ vecchiaia = decadimento”, il binomio “senilità
= cambiamento”. Tra i fattori che richiedono alla persona anziana di adattarsi a una
nuova condizione vengono citati:
• i progressivi mutamenti fisiologici (es. diminuzione delle funzioni visive ed uditive,
riduzione della mobilità);
• il possibile deterioramento delle funzioni cognitive (es. demenza);
• la ristrutturazione di aspetti caratteriali e di conseguenza comportamentali;
• la variazione nei contatti sociali, per lo più connessa alla vedovanza, alla perdita di
amici o familiari, ma anche conseguente alla necessità di fornire assistenza continua a
persone significative della propria rete parentale ed amicale;
• l’eventuale dipendenza da estranei;
• i cambiamenti di tipo logistico (es. trasloco in una abitazione diversa dalla propria o
istituzionalizzazione);
• una nuova condizione economica, che può condizionare lo stile di vita;
• lo stereotipo negativo sugli anziani, dovuto al fatto che la nostra cultura ha una prefe-
renza per i termini “sano, giovane, forte” e questo può influire negativamente sull’im-
magine che l’anziano stesso ha di sé.
2. Confronto con patologie croniche, quindi con la compromissione dello stato di salute
concomitante all’eventuale insorgenza di malattie croniche invalidanti. Il progressivo
invecchiamento della popolazione pone anche di fronte al problema dell’aumento del-
le patologie legate all’invecchiamento e, tra queste, le demenze, patologie progressive
ed altamente invalidanti. Affrontare i problemi connessi a questa grave malattia vuol
dire organizzare un ventaglio di risposte ed interventi, capaci di affrontare al meglio
ogni aspetto significativo, da un punto di vista sanitario, psicologico e sociale.
3. Compensazione delle perdite e della disabilità. Partendo dalla considerazione che non
sia tanto la singola patologia che porta l’anziano alla mancanza di autosufficienza (e
quindi all’aumentata richiesta assistenziale) quanto piuttosto la disabilità che risulta
dalla comorbidità e dall’influenza di fattori quali l’isolamento sociale e la generale
scarsa conoscenza del mondo soggettivo dell’anziano, la Psicologia può contribuire a
dare una risposta adeguata ai bisogni espressi dagli anziani e al contesto in cui sono
inseriti. La comprensione e l’intervento psicologico possono collocarsi nello sviluppo
di servizi che promuovano l’instaurarsi di relazioni sociali significative, creando op-
portunità di incontro quotidiane tra persone anziane, prevenendone l’apatia e l’isola-
mento e mantenendone attive le funzioni motorie e cognitive. Importante sarà anche
lo sviluppo di interventi che promuovano il mantenimento di una buona autostima
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