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creda, oltre che da una patologia che intercorre a ridurre, in modo anche drastico, l’even-
          tuale longevità, dall’abbandono, dall’emarginazione sociale, dalla perdita di relazioni af-
          fettive, nonché dalla carenza di esercizio mentale e fisico. La ricerca scientifica sempre più
          spesso documenta come molte delle perdite attribuite all’invecchiamento siano provocate
          da un cattivo stile di vita, da abitudini alimentari errate e dallo scarso esercizio mentale
          e fisico. Va sottolineato che la grande maggioranza delle persone anziane, oltre i 65 anni,
          conserva un cervello in grado di funzionare in modo corretto. Inoltre è stato dimostrato
          che, accanto a fenomeni di perdita, di cellule e di collegamenti, nel cervello senescente
          sono conservate capacità riparative e rigenerative note col termine di plasticità neuro-
          nale. La plasticità è il meccanismo del cervello che ne regola la caratteristica di essere
          continuamente modificato e modificabile dal prodotto della sua stessa attività. L’invec-
          chiamento cerebrale, quindi, non è un processo a senso unico, dominato dalla perdita, ma
          è influenzato da variabili complesse che possono, al contrario, nell’equilibrio instabile tra
          logoramento e plasticità, favorire un invecchiamento di successo; sono infatti numerosi
          gli anziani che in età avanzata conservano la capacità di svolgere compiti complessi e di
          rivestire incarichi sociali impegnativi.
          Si sottolinea quindi il fatto che, gli esempi numerosi di invecchiamento di successo, costi-
          tuiscono un punto di riferimento per tutti quelli che invecchiano; sono la prova, inequivo-
          cabile, che è possibile invecchiare conservando la propria autonomia ed un cervello ben
          funzionante.

          1.2  Dati epidemiologici

          L’invecchiamento della popolazione è uno dei cambiamenti di maggiore impatto sulla
          società attuale, soprattutto nei paesi più sviluppati in cui si assiste ad un progressivo in-
          vecchiamento demografico che, a seguito dell’allungamento della vita media, presenta
          rilevanti ripercussioni dal punto di vista sanitario e sociale.
          L’attesa di vita della popolazione è in costante aumento in Italia, sia in numero assoluto,
          sia come percentuale sulla popolazione totale, con una tendenza destinata ad accentuarsi
          nei prossimi anni. I dati epidemiologici segnalano un aumento significativo sia dell’invec-
          chiamento della popolazione che della cronicizzazione delle patologie con un conseguen-
          te impegno e carico sulle famiglie. La percentuale degli ultrasessantacinquenni in Italia,
          nel 2007, è del 19,9% e nel 2045 tale percentuale aumenterà in modo cospicuo superando
          il 30% della popolazione. Aumenteranno soprattutto i grandi anziani, ovvero le persone
          di età superiore agli 80 anni; le proiezioni al 2045 indicano che questa percentuale salirà
          a circa il 12%. All’invecchiamento corrisponde una maggiore incidenza di disabilità. In
          Italia i disabili superano i 2,5 milioni e di questi circa 900.000 sono di fatto confinati in
          casa, vivendo in strutture che, per la barriere architettoniche esistenti, non consentono
          il loro spostamento. La disabilità è una condizione molto diffusa nell’anziano, tanto da
          coinvolgere il 12% degli ultrasessantacinquenni. Se consideriamo la classe di età degli
          ultraottantenni, 1 su 3 è affetto da disabilità. In Italia a 65 anni l’uomo ha una aspettativa
          di vita di 10 anni e le donne di 12,5 anni. Il punto importante però è che la vita attiva di
          questi 10 anni per gli uomini è di solo 1,8 anni, per le donne di 2,1 anni.
          La restante aspettativa di vita è in condizione di disabilità; da qui il costo crescente richie-
          sto al servizio sanitario, al servizio sociale, al sistema previdenziale.

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