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tempo, ad una diminuzione della frequenza degli atti bullistici, spesso la gravità degli
stessi aumenta: nel corso dell’adolescenza, infatti, cresce il livello di pericolosità e di
intensità delle azioni messe in atto contro l’altro, fino a sfociare, nei casi più estremi, in
comportamenti devianti. Tali comportamenti rientrano nella gamma dei comportamenti
antisociali.
Il bullismo è un fenomeno che riguarda sia i maschi che le femmine; si esprime però in
modi differenti nei due casi. I maschi mettono in atto prevalentemente prepotenze di tipo
diretto, con aggressioni per lo più fisiche ma anche verbali. Tali comportamenti sono
agiti nei confronti sia dei maschi che delle femmine. Le femmine, invece, utilizzano in
genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente verso altre
femmine.
I luoghi
I contesti in cui gli episodi di bullismo avvengono con maggior frequenza sono gli am-
bienti scolastici, dove peraltro sono stati fatti gli studi e gli interventi prevalenti; negli
ultimi anni si è iniziato ad analizzare il fenomeno anche in altre realtà come i centri di
aggregazione per ragazzi e adolescenti, le associazioni sportive… In età adolescenziale
i contesti extrascolastici diventano sempre più rilevanti; le situazioni esterne alla scuola
sono spesso quelle più eclatanti, riportate dai mass media in seguito a gravi reati (fenome-
no metropolitano delle baby gang).
Dati epidemiologici italiani
Il fenomeno della violenza tra ragazzi, nelle scuole e anche nelle situazioni extrascolasti-
che, è diventato esteso e motivo di preoccupazione; sono stati fatti molti studi in Europa e
in paesi extraeuropei e definiti programmi di intervento per prevenire o arginare il proble-
ma; dal 1998 è attivo l’Osservatorio europeo della violenza nelle scuole.
Anche in Italia il fenomeno è stato negli ultimi anni motivo di interesse crescente; vi sono
talvolta da parte di tutti gli organi di informazione enfatizzazioni non utili alla compren-
sione, con la diffusione di dati contrastanti e allarmanti. Inoltre spesso la mancanza di un
quadro conoscitivo condiviso impedisce la confrontabilità dei dati; per interpretare cor-
rettamente i numeri relativi all’entità dei comportamenti di violenza tra pari è necessario
tenere in considerazione le ipotesi di indagine, gli strumenti utilizzati e i contesti delle
varie ricerche.
Prendendo in considerazione le ricerche più rigorose, a partire dagli studi condotti dal Di-
partimento di Psicologia dell’Università di Firenze nella prima metà degli anni Novanta,
e raccolti nel libro di Ada Fonzi, ‘Il bullismo in Italia’(1997), fino ad arrivare agli ultimi
rapporti Eurispes e alle ricerche di Menesini, si confermano percentuali intorno al 33-35%
nelle scuole elementari e il 22-28% nelle scuole medie, quando vengono considerate azio-
ni di prepotenza anche di tipo verbale e indiretto; i valori si attestano decisamente sotto
il 10% quando si considerano solo aggressioni di tipo fisico. Secondo Menesini è proprio
la fetta meno rilevante, ma più significativa dal punto di vista della gravità degli atti, a
preoccupare per la violenza.
I dati sull’incidenza fanno rilevare che il fenomeno del bullismo decresce con il crescere
dell’età, ma non scompare anzi in adolescenza permangono forme più gravi, dagli attacchi
intenzionali e premeditati di gruppo alle forme di prevaricazione come il cyberbullying.
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