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il periodo della vita che va dalla nascita all’adolescenza è fondamentale per la struttura-
zione del giovane adulto e della sua personalità e identità. I meccanismi e i processi della
crescita sono un momento di forza e, contemporaneamente, anche di debolezza e fragilità.
Inoltre, fattore non di poco conto, il rimarchevole cambiamento del ruolo della famiglia
e le profonde modificazioni delle dinamiche sociali, evidenziano quanto siano proprio i
minori coloro che si trovano più a rischio rispetto agli stili di adattamento e alle funzioni
di regolazione. Non a caso l’incidenza del disagio giovanile viene spesso sottolineata e
rimarcata a gran voce proprio dalla principale agenzia educativa: la scuola. Aumentano
continuamente le richieste di interventi degli specialisti della salute (soprattutto di quella
mentale) rivolta a classi, studenti e a professori. Che si tratti di bullismo, di apatia, di
iperattività, di deficit cognitivi, di dislessia, di educazione alla sessualità, sono sempre più
richiesti i centri di ascolto per gli studenti di ogni ordine e grado. In altre parole, si diffon-
de l’idea che i giovani siano problematici, come conseguenza di una fragilità del mondo
degli adulti che, nel migliore dei casi è assente o disorganizzato.
2. DALL’INFANZIA ALL’ADOLESCENZA:
INDIVIDUAZIONE DI UN PERCORSO
Una separazione netta tra “infanzia” e “adolescenza” appare sempre più difficile. Sem-
bra che l’adolescenza si stia configurando come uno spazio a precocissimo esordio su-
bito dopo la prima infanzia: ragazzi e ragazze di 11/12 anni appaiono essere per gergo,
atteggiamenti, linguaggi, gesti e modelli, sempre più proiettati nell’identità adolescen-
ziale. Tali atteggiamenti sono sostanziati soprattutto dal fatto che essi diventano soggetti
di consumo, con marchi e firme che hanno un notevole costo sulla famiglia: si può dire
che l’ingresso nell’adolescenza sia sancito proprio dal fatto che aumenta il costo degli
oggetti che devono far parte del suo carnet. Non tanto, quindi, atteggiamenti e linguaggio
(ogni generazione ha avuto tali aspetti di precocità) – ma è il costo economico, il posses-
so e l’uso degli oggetti che sancisce l’esplicita appartenenza a un gruppo sociale definito
come adolescenziale; scarpe, telefonino, cinture, maglie, occhiali, computer, discoteca,
ipod e tutto il resto definiscono che l’ex bambino diventa parte di un gruppo sociale in cui
l’identità personale coincide con gli oggetti da possedere. Il risultato è che si assumono
ben presto delle competenze (uso dei cellulari, playstation, SSM, chat, facebook, blog,
foto digitali e filmini, etc) e si diviene parte di un mondo di relazioni sociali in cui si è
stati introdotti senza gradualità e, spesso, senza controllo da parte degli adulti. Nonostan-
te tali risorse in molti giovanissimi si assiste ad una enorme fragilità sul piano emotivo,
a frequenti casi di apatia e disinteresse e ad una forma di analfabetismo emotivo, soprat-
tutto rispetto alla tolleranza alle frustrazioni, alla costruzione dell’identità personale e ad
una profonda difficoltà di rappresentare attraverso le parole i propri stati d’animo. Non si
deve nemmeno dimenticare che questa estensione dell’adolescenza verso il basso – ciò
nei giovanissimi – si caratterizza, come oramai arcinoto, anche verso l’età del giovane
adulto. Per molti trentenni appare sempre più difficile riuscire a configurarsi in forme
di autonomia e di indipendenza dalla famiglia di origine, finendo per entrare in circuiti
di frustrazione che alimentano condotte sregolate, comportamenti paradossali e disfun-
zionali, se non veri tratti psicopatologici in cui tengono in ostaggio se stessi e i propri
familiari.
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