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ri- muovere le dimensioni positive, ma solo pro-muoverle. Quindi tutte le applicazioni
ai vari livelli (individuale, di gruppo, di comunità, di cittadinanza); nei vari contesti
(famiglia, scuola, organizzazioni lavorative, istituzioni sanitarie), nelle varie età del
ciclo di vita, si svolgeranno in linea con il concetto base di “promozione della salute”.
E’ facile dimostrare come il ruolo dello psicologo sia centrale in questa operazione che
coinvolge una larga gamma di operatori e di competenze differenziate. Attualmente la
Psicologia della Salute in Italia è caratterizzata da moltissimi studi e ricerche in diversi
contesti (scuole, luoghi di lavoro, comunità, luoghi di cura delle malattie…) con l’utiliz-
zo di metodi di ricerca variegati, sia qualitativi che quantitativi, con approfondite analisi
dei diversi orientamenti teorici; le scuole di specializzazione quinquennali post-laurea
in psicologia della salute (Roma, Bologna e Torino) sono indice dell’attenzione e della
responsabilizzazione poste sul piano della formazione al cambiamento di paradigma
culturale in corso.
Anche la Psicologia di Comunità, con contributi teorico-metodologici che coniugano
aspetti soggettivi interni e aspetti del contesto, offre strumenti e metodologie utili per af-
frontare le sfide della promozione della salute così come è andata sviluppandosi nel corso
degli ultimi anni. Di particolare interesse la metodologia della ricerca-azione definibile
come un “processo attraverso il quale individui, gruppi, organizzazioni di una comunità
collaborano alla definizione e alla soluzione di problemi comuni, mediante un processo
nel quale ‘sapere locale’e ‘competenza professionale’ si integrano per promuovere un
cambiamento sociale”.
Nei progetti finalizzati alla prevenzione e promozione della salute lo psicologo del servi-
zio sanitario sviluppa e integra le proprie competenze con quelle delle altre professionalità
necessariamente coinvolte.
Fra le competenze dello psicologo:
- formazione (analisi dei bisogni, progettazione, realizzazione e verifica);
- lettura del contesto (individuo-coppia-gruppo-comunità-organizzazione);
- conoscenza dei processi psicologici correlati ai comportamenti a rischio e ai com-
portamenti di salute: autoefficacia, locus of control, competenza emotiva, modalità
di coping…;
- connessione fra operatori, servizi, agenzie;
- scelta di linguaggi appropriati al contesto e ai destinatari dell’intervento.
3. INTERVENTI ELEGGIBILI
Ad oggi, come già evidenziato, non è stato individuato un modello operativo univoco,
anche considerando la molteplicità degli interventi possibili, legati ai diversi target e con-
testi; sempre più frequenti sono gli studi che valutano l’efficacia dei vari programmi.
Santinello et al. (2004) hanno costruito uno schema che integra allo stesso tempo diversi
livelli di intervento (individuale, micro-livello e macro-livello) con i target di popolazione
a cui l’intervento può essere diretto (tutta la popolazione, sottogruppo di popolazione a
rischio e sottogruppo ad alto rischio). Sempre maggiori sono le evidenze che sottolineano
risultati a lungo termine per i programmi che intervengono a più livelli.
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