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lusioni, le incomprensioni, i contrattempi organizzativi e le competizioni, possono stres-
          sare il soccorritore, riducendone l’efficacia dell’intervento, la motivazione, l’equilibrio
          relazionale e personale.
          RACCOMANDAZIONI: oltre alle normali attenzioni regolate dalle istituzioni di riferi-
          mento (formazione, turni di riposo, alimentazione ecc) sono utili anche i debriefing psico-
          logici con esperti del settore.

          L’intervento psicologico indiretto e integrato
          LEZIONI APPRESE: il lavoro di soccorso… implica di per sè l’esercizio di un sostegno
          psicologico indiretto perché contribuisce a dare sicurezza e fiducia alle persone in perico-
          lo e perché crea relazioni che alimentano il coraggio e la speranza di riuscire. Tale soste-
          gno si integra agli interventi e alle attività di tutta la macchina dei soccorsi ed è decisivo
          per favorire la ripresa delle potenzialità adattative.
          RACCOMANDAZIONI: si devono favorire nei soccorritori non professionali le cono-
          scenze e competenze psicologiche di base attraverso la selezione, la formazione, l’orga-
          nizzazione, la supervisione professionale.

          L’intervento psicologico diretto dei professionisti
          LEZIONI APPRESE: le esperienze di questi anni hanno dimostrato come si debba ca-
          ratterizzare il contributo degli psicologi in caso di catastrofi: con una presenza reale nel
          livello sia organizzativo che dell’opera di soccorso, con una integrazione alle squadre
          di intervento, con la funzione di dare spazio al pensiero nell’ora dell’attivismo, di dare
          valore alla relazione nell’ora del dolore, di dare senso alle azioni simboliche e alle risorse
          interiori sia individuali che comunitarie nell’ora della disperazione.
          RACCOMANDAZIONI: più che all’uso di nuove tecniche, l’efficacia della presenza del-
          l’operatore psicologico nello scenario delle catastrofi si deve distinguere:
          a)  per un modello che attinga ai fondamenti della psicologia di base e applicata, diverso
             da quello medico della malattia;
          b)  per una attitudine ad operare anche al di fuori del setting ambulatoriale con generosità
             e creatività;
          c)  per una conoscenza del contesto organizzativo della macchina dei soccorsi e una di-
             sponibilità ad integrarsi con gli altri soccorritori;
          d)  per un addestramento al mantenimento della giusta distanza o giusta vicinanza nei
             confronti delle persone;
          e)  per l’ equipaggiamento di tecniche che attingono alla psicologia sociale, clinica, cultu-
             rale e di comunità ecc. e ne rivisitano l’applicabilità;
          f)  per la disponibilità alla supervisione;
          g)  per una chiara collocazione funzionale, logistica, professionale nell’organizzazione
             decisa dalle istituzioni di riferimento”.

          1.3  Le attività

          Gli interventi psicologici nella Psicologia dell’emergenza, si rivolgono sia alle vittime
          dirette e indirette di disastri e/o catastrofi e a tutta la comunità colpita, sia ai soccorritori
          e alle organizzazioni che intervengono nella risposta all’evento, al fine primario di ricon-

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