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prende tre dimensioni: il malato, la famiglia e i servizi; infatti, date le numerose sfaccet-
tature di questa sindrome, nelle diverse fasi della malattia emergono bisogni terapeutici
e assistenziali differenziati, sia per la cura e l’assistenza al malato sia per il supporto alla
famiglia e a chi lo assiste. Per quanto concerne i servizi per il malato di demenza non
esistono risposte univoche ed evidenze scientifiche tali da indicare quale tipologia di ser-
vizi sia più efficace; piuttosto si tratterebbe di disporre di un sistema integrato in grado
di rispondere in maniera articolata ai bisogni diagnostici, terapeutici ed assistenziali del
malato e di informazione e supporto alla famiglia. Durante l’intero decorso della malattia,
al fine di limitarne le conseguenze e di rallentarne l’evoluzione, è possibile ricorrere ad
interventi psicologici riabilitativi, che consistono in un complesso di approcci che per-
mettono di mantenere il più elevato livello di autonomia compatibile con la malattia. I
programmi terapeutici hanno lo scopo di sostenere ed attivare quelle funzioni mentali non
completamente deteriorate, intervenendo sulle potenzialità residue dell’anziano. Nell’in-
sieme queste terapie si caratterizzano per il coinvolgimento attivo della persona curata,
si fondano sulla preliminare valutazione delle potenzialità residue e richiedono un’alta
partecipazione di tutti i componenti dell’équipe curante nel pianificare, programmare ed
applicare i vari interventi. L’obiettivo realistico dell’intervento psicologico nel paziente
demente consiste nel rallentamento della progressione della malattia piuttosto che nel
ripristino della funzione lesa.
La scelta dell’intervento dovrà tenere conto non solo delle caratteristiche cliniche della
patologia degenerativa, ma anche dell’esperienza soggettiva che il malato sta vivendo; la
proposta terapeutica dovrà quindi essere specifica per quel paziente o per quel gruppo di
persone. Gli interventi d’elezione utilizzati sono i seguenti:
Stimolazione emozionale
La Terapia della Reminiscenza si fonda sulla naturale tendenza dell’anziano a rievocare il
proprio passato; il ricordo e la nostalgia possono essere fonte di soddisfazione ed idealiz-
zazione. L’obiettivo consiste nell’utilizzare gli eventi remoti come spunto per stimolare le
risorse mnesiche residue e per recuperare esperienze emotivamente piacevoli.
La Reminiscenza può svolgersi in modo informale, spontaneamente, durante gli incontri
giornalieri, oppure può essere inserita nell’ambito di un’attività strutturata, individua-
le o di gruppo. Un intervento di gruppo che adotta la tecnica della Reminiscenza come
intervento riabilitativo e psicoterapico richiede che i partecipanti non presentino com-
promissione severa delle facoltà cognitive. Nel paziente demente la Reminiscenza può
essere affiancata in modo complementare ad altri interventi strutturati come la Terapia di
Orientamento alla Realtà.
Stimolazione cognitiva
La Terapia di Orientamento alla Realtà ideata da Folsom (1958), finalizzata a riorientare
il paziente rispetto a sé, alla propria storia e all’ambiente circostante, tramite ripetitive
stimolazioni multimodali (verbali, visive, scritte, musicali); essa si fonda in parte sulle
teorie cognitive, le quali si pongono l’obiettivo di modificare comportamenti maladattati-
vi e di migliorare il livello di autostima del paziente facendolo sentire ancora partecipe di
relazioni sociali significative e riducendone la tendenza all’isolamento. Risultati migliori
si ottengono inserendo la ROT nel contesto di un programma di stimolazione multimodale
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