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Il ruolo dell’ambiente nella cura della persona con demenza
La cura della persona con demenza si pone come cura a lungo termine che progressiva-
mente impone la ricerca di soluzioni sempre più articolate di fronte all’emergere di biso-
gni sempre più complessi.
Il modello Gentlecare, proposto dalla terapista canadese Moyra Jones, individua come
obiettivo principale il benessere del malato e dei familiari attraverso la costruzione di una
“protesi” di cura, che costruisca dall’esterno quello che il cervello ha perduto. Obiettivo
della cura diviene quindi non più la guarigione bensì la promozione del benessere della
persona e il contenimento dello stress di chi si occupa del malato. Un sistema di cura
protesico diventa elemento fondamentale nel raggiungimento di tale obiettivo, partendo
da una valutazione dell’impatto della malattia sulla persona e dalla conduzione di un
accurato bilancio delle abilità che il paziente ha perduto e di quelle che ha conservato.
La protesi di cura è costituita da spazio fisico, persone e attività. Per quanto riguarda lo
spazio fisico, gli elementi caratteristici dell’ambiente sono la sicurezza, la familiarità, la
plasticità, il comfort, la chiarezza nell’uso dello spazio, quindi un ambiente semplice e do-
mestico. Il secondo elemento protesico è costituito dalle persone, che per svolgere attività
terapeutica con i malati devono essere allenate a sviluppare in modo appropriato l’atteg-
giamento, la motivazione, la capacità di comunicare, il rispetto e il senso dell’umorismo.
Il terzo elemento sono le attività, che fanno riferimento alla “normalità” e alla “quotidia-
nità”. L’intento principale è quello di ricostruire per ogni malato una routine giornaliera
personalizzata che faccia riferimento agli elementi biografici e di contesto noti per quella
persona, che enfatizzi i livelli funzionali esistenti e ottimizzi i punti di forza del malato.
L’applicazione di questo metodo, ha dimostrato di ridurre i disturbi del comportamento,
di diminuire lo stress delle famiglie e di aumentare il numero delle persone che ritornano
a casa dopo un periodo di trattamento.
3.2.3 Anziani non autosufficienti
Le persone anziane che soffrono di multiple patologie e disabilità richiedono modelli
innovativi di cura e assistenza. Far fronte a questa complessità genera numerosi proble-
mi sia per le loro famiglie che per i curanti. Una assistenza di qualità a favore della non
autosufficienza, promuove misure che incrementino il sostegno alla domiciliarità quale
obiettivo strategico, e azioni e interventi di ampliamento della rete dei servizi.
La rete può essere costituita da:
Assistenza Domiciliare Integrata (ADI): che è caratterizzata dall’azione integrata e coor-
dinata di operatori sanitari e sociali, al fine di contenere le disabilità, di migliorare lo stato
di benessere e di ridurre i ricoveri ospedalieri rendendo possibile l’assistenza dell’anziano
non autosufficiente a domicilio.
Case di Riposo: che possono rappresentare una soluzione ottimale per le situazioni che
a causa di problemi sociali o sanitari rendono difficile il mantenimento al domicilio del-
l’anziano, anche se già preso in cura dal servizio ADI. Infatti, la solitudine rappresenta
spesso una condizione che determina l’istituzionalizzazione anche con una disabilità non
particolarmente severa.
Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA): si definisce RSA una struttura extraospedaliera
finalizzata a fornire accoglimento, prestazioni sanitarie, assistenziali e di recupero a per-
sone anziane prevalentemente non autosufficienti.
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