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zione della rete di protezione  contro la violenza nel rispetto dei seguenti parametri:
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          1.  Reciprocità del riconoscimento della rete
          2.  Reciprocità di condivisione del programma e progetto
          3.  Condivisione di una comune cultura di rete (formazione comune)
          4.  Conoscenza, riconoscimento e rispetto delle competenze dei nodi (differenziazione)
          5.  Integrazione delle funzioni dei nodi (non-sovrapposizione di interventi)
          6.  Valutazione della soddisfazione degli operatori della rete
          7.  Comunicazione a feedback circolare
          8.  Tenuta dell’esperienza nel tempo (almeno un anno)

          3.   INTERVENTI ELEGGIBILI


          3.1  La specificità professionale: lo psicologo nella rete di protezione
               contro la violenza ai minori


          La violenza all’infanzia costituisce un argomento controverso e complesso per la mul-
          tiformità dell’oggetto di studio, per la gravità delle conseguenze, per la necessaria arti-
          colazione degli interventi richiesti e quindi delle figure professionali coinvolte e per gli
          interrogativi posti dalla necessità di considerarne sia l’aspetto di patologia che di reato.
          Ad oggi non è stato ancora individuato un modello operativo univoco per i professionisti
          dell’area socio-sanitaria che offra punti fermi sia per quanto riguarda il pensiero teorico
          sia per quanto concerne l’operatività. Appare tuttavia cruciale il fatto che le esperienze
          di maltrattamento ed in particolare quelle di abuso sessuale costituiscano, prima di tutto,
          un abuso psicologico in quanto aggressione confusiva e destabilizzante alla personalità
          del bambino e alla sua crescita mentale; aggressione che produce forti e conflittuali sti-
          molazioni emotive e sessuali che la mente di un bambino non è comunque in grado di
          padroneggiare e di integrare. A ciò deve aggiungersi la constatazione che il gravissimo
          disconoscimento dell’individualità del bambino attuato dall’abusante, che dispone di esso
          come di una propria appendice, sia spesso accompagnato da una inadeguatezza delle isti-
          tuzioni a rispettare e ad entrare in contatto con l’esperienza vissuta dal bambino abusato.
          La presente sintesi è l’elaborazione delle linee guida esistenti  a livello nazionale ed inter-
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          nazionale e mira ad enucleare la specificità della professione dello psicologo nella rete di
          assistenza con l’individuazione di compiti e obiettivi d’intervento.

          3.1.1 La valutazione diagnostica
          Così come specificato nei Livelli Essenziali di Assistenza, il SSN, dal momento che tutte
          le condizioni di pregiudizio vissute nell’età evolutiva incidono sullo sviluppo fisico e psi-
          cologico e sulla strutturazione della personalità, è chiamato a farsi carico del trattameto dei


          3   In allegato è riportato un esempio di protocollo d’intesa tra enti utile alla costruzione di una rete di prote-
            zione a favore di minori maltrattati-abusati.
          4   Si sono presi in considerazione i documenti del C.I.S.M.A.I, C.B.M. (Centro del bambino maltrattato di
            Milano), le linee guida S.I.N.P.I.A., le “linee di indirizzo in materia di abuso sessuale sui minori” della
            Regione Emilia Romagna(1999).

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