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- Aiuto al bambino nel processo di gestione e comprensione delle reazioni emotive con-
seguenti al maltrattamento
- Attivare e promuovere il superamento della condizione di splitting in cui si trova il
bambino permettendogli di riconoscere sia le parti negative dei propri genitori, sia le
loro fragilità e sofferenze, creando un’immagine genitoriale unificata.
Tra i compiti del clinico che si occupa di minori in situazioni di pregiudizio all’interno del
sistema sanitario c’è anche l’attività di sostegno psicologico, da attivarsi in rete con altri
professionisti, ai genitori/famiglie del paziente e l’attività di consulenza agli altri opera-
tori coinvolti nella gestione del caso con l’obiettivo di offrir loro una lettura psicologica
della situazione.
3.2 La specificità professionale: lo psicologo all’interno della rete di protezione
contro la violenza alle donne
La complessità del fenomeno della violenza contro le donne richiede la messa a punto di
una Rete di contrasto alla violenza caratterizzata da multidisciplinarietà e multiprofes-
sionalità delle figure e degli attori coinvolti, realizzabile attraverso il coordinamento di
tutti gli attori presenti sul territorio istituzionali e non. La Rete permette di promuovere la
conoscenza del fenomeno, di definire, attuare e valutare percorsi per l’attivazione di iter
condivisi e per la pianificazione di progetti di intervento, permette di progettare e realizza-
re percorsi formativi, di offrire un aiuto specifico ed integrato per i bisogni espressi dalle
donne. L’obiettivo principale di una rete di sostegno è quello di aiutare la donna ad uscire
dal tunnel della violenza.
Nel definire la specificità dell’intervento psicologico, appare necessario sottolineare
l’aspetto relativo al rischio di psicologizzazione in quei casi in cui viene proposta comun-
que una risposta psicologica ad una richiesta che era invece, su un altro piano (economico,
sanitario, ecc.).
Quando è presente nella donna la consapevolezza della propria condizione e la motiva-
zione ad iniziare un trattamento psicologico, lo psicologo può attuare un intervento volto
all’affrancamento dalla situazione di violenza.
L’intervento psicologico può aiutare a prevenire la cronicizzazione del disagio, che crea
inevitabilmente una situazione di debolezza e fragilità nella donna e di disistima. La vio-
lenza fisica è spesso preceduta da un vissuto di umiliazione, la donna si convince di non
valere nulla e, se a lungo tollerato, il maltrattamento crea assuefazione, dipendenza e
isolamento.
L’analisi della casistica clinica evidenzia che si instaura una situazione di doppia dipen-
denza: da un lato la sovrapproduzione di cure per altri, dall’altro l’esaurimento di energie
per sé. Lo scopo finale di ogni violenza sembra essere quello di ridurre in uno stato di
dipendenza e schiavitù l’altro, spesso la vittima non è neppure consapevole di stare su-
bendo una violenza e più non la riconosce, più ha difficoltà a sottrarsi da essa. I fattori che
entrano in gioco sono l’abitudine all’attribuzione personale delle responsabilità, il sentirsi
incapace ed esposta, l’isolamento, il volere mantenere la relazione, il bisogno di conferma
e di valore da parte del partner.
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