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non  patologici)  e  successivamente  behaviourally  conditioned  problem  gamblers
             –  comprendente  pazienti  caratterizzati  dall’assenza  di  ogni  specifica  diagnosi  di
             premorbidità.  Tuttavia  sulla  base  di  credenze  erronee,  di  distorsioni  di  tipo  co-
             gnitivo  o  contingenze  specifiche  possono  incontrare  criteri  del  DSM  quali  ad
             esempio la preoccupazione per il gioco e la rincorsa delle perdite. Questo può av-
             venire ad ogni età e può dipendere da una esposizione al gioco attraverso il caso,
             contingenze  particolari,  influenze  di  membri  della  famiglia  o  gruppo  di  pari.
             I  soggetti  di  tale  gruppo  (assimilabile  al  cluster  1  di  Gonzales-Ibanez)  presentano
             un’alta compliance al trattamento, possono giovarsi di interventi “brevi e focalizzati”
             ed a conclusione del trattamento possono raggiungere e mantenere una dimensione di
             gioco moderato.
          -  Il secondo sottogruppo indicato da Blaszczynski (e corrispondente al cluster 2 della
             Gonzalez-Ibanez) è quello dei giocatori emotivamente disturbati (successivamente de-
             finito emotional vulnerable problem gamblers). Tale gruppo presenterebbe gli stessi
             determinanti di ordine ecologico del gruppo precedente e simili processi di condizio-
             namento e schemi cognitivi. Ma, in aggiunta, questi pazienti presentano precondizioni
             di morbidità all’ansia e/o alla depressione, una storia di difficoltà nel fare fronte alle
             problematiche, un background familiare negativo. In sintesi si può parlare di: Childood
             disturbance Personality (assunzione di rischio, boredom proneness); Mood disturban-
             ce (depressione, ansia); Poor coping/problem-solving (life stresses, uso di sostanze).
             A questo gruppo, dove il ricorso al gioco appare motivato dal desiderio di modulare
             gli stati affettivi, appartengono pazienti che richiedono interventi psicoterapeutici più
             intensi (ad esempio mirati a fronteggiare la capacità di affrontare lo stress, il miglio-
             ramento dell’autostima, dell’immagine di sé ed una maggiore comprensione dei mec-
             canismi intrapsichici). Tali soggetti inoltre a conclusione del trattamento rischiano di
             risultare troppo fragili nel mantenere un controllo del gioco privo di rischi, di ricadute
             e di escalation, per cui è consigliabile un outcome di astinenza dal gioco.
          -  Il terzo ed ultimo gruppo (corrispondente al cluster 3) è il gruppo dei giocatori con
             correlati biologici (Antisocial Impulsivist Problem Gamblers). Tali soggetti presen-
             tano maggiori indici di severità patologica, una vulnerabilità biologica e tratti di im-
             pulsività (ADHD, impulsività, comportamento antisociale, uso di sostanze). In questi
             soggetti l’impulsività precederebbe il gioco, ne sarebbe in un certo senso indipendente
             e si reputa possa costituire un buon indicatore nel prevedere la gravità del successivo
             coinvolgimento. Tali pazienti rischiano di presentare familiarità al gioco d’azzardo,
             esperienze negative nello sviluppo, tratti di personalità nevrotica e premorbidità a de-
             pressione, ansia, dipendenza da sostanze, tendenza alla fuga o ad aggressività passiva.
             In essi il ricorso al gioco risponderebbe ad un bisogno di raggiungere uno stato di fuga
             attraverso l’effetto della dissociazione, una alterazione dell’umore ed un restringimen-
             to dell’attenzione, evidenziando inoltre una marcata propensione a trovare attività gra-
             tificanti ed una incapacità di posticipare la gratificazione.

          Si ritiene evidente come la definizione di corretta diagnosi e la predisposizione di percorsi
          di trattamento indicati, multimodali e multifasici, a seconda dei diversi soggetti, si ponga
          come condizione fondamentale per il buon esito degli interventi.
          Appare necessaria e non più rimandabile una seria attenzione ed una politica di sanità
          pubblica nei confronti dei rischi di gioco patologico.

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