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includere informazioni accurate sulle considerevoli disparità tra vittoria e percentuali di
          ritorno ai partecipanti. Si ricorda inoltre come sia importante valorizzare il valore sociale
          e di intrattenimento che il gioco può svolgere anziché gli aspetti economici. La pubblicità
          ed informazione contro i danni del gioco eccessivo dovrebbe essere chiaramente esposta
          nelle aree dove ha luogo il gioco, così come informazioni sulla disponibilità di assistenza
          psicosociale e servizi di counselling dovrebbero essere liberamente pubblicizzati e resi
          disponibili ai giocatori ed ai loro familiari. E’ poi importante aiutare le persone a ricono-
          scere i primi segni di gioco problematico.
          Per quanto riguarda invece la prevenzione secondaria si ricorda l’importanza di program-
          mi efficaci di intervento  prontamente  disponibili per persone  che  evidenziano i  primi
          sintomi di gioco problematico. Devono pertanto essere promossi servizi di conuselling
          psicologico e di supporto per giocatori problematici e loro familiari con personale for-
          mato. Gli psicologi inoltre dovrebbero condurre training professionali di formazione per
          professionisti della salute in strutture (settings) pubbliche o private e quelli con maggiore
          esperienza realizzare training di alta qualità a clinici e counselors al fine di accrescere le
          competenze. Studi di prevalenza ed analisi dei bisogni dovrebbero essere realizzati al fine
          di determinare l’estensione e la natura del gambling all’interno dei diversi gruppi sociali
          e culturali. Dovrebbero poi essere promosse ricerche sui modelli (pattern) di gioco, sulle
          ragioni per le quali le persone giocano, sulle differenze di età e genere al fine di ottenere
          migliori opportunità di trattamento per le persone che stanno sviluppando comportamenti
          di gioco problematico. Tale documento, pur considerando e riconoscendo come non esista
          un modello unificato e riconosciuto di interpretazione del gioco d’azzardo problematico,
          tuttavia precisa come esista consenso riguardo al fatto che il gioco problematico sia una
          condizione trattabile. La ricerca evidenzia infatti come il processo che conduce al gioco
          problematico comprende una complessa e dinamica interazione tra fattori di tipo ecologi-
          co, psicofisiologico, dello sviluppo, cognitivi e comportamentali. Tutti questi elementi de-
          vono essere affrontati all’interno di una strategia di cambiamento se si vuole ottenere un
          successo. E’ pur vero che la letteratura relativa alla valutazione dei trattamenti (si vedano
          le revisioni di Murray, 1993, Walker, 1993, Lopez Vietz e Miller) non risulta conclusiva
          e sembra ancora soffrire di alcuni importanti limiti. Come infatti segnalano Hogdins e El
          Guebaly (Hogdins e El Guebaly 2000) i lavori di evaluation spesso si riferiscono a single
          case report, oppure presentano campioni di ridotte dimensioni. Carenti sono poi gruppi
          di controllo e rari i riscontri di follow-up in grado di evidenziare la reale efficacia di un
          trattamento. Inoltre pochi studi presentano trial randomizzati di controllo, per cui trarre
          conclusioni risulta quantomeno complesso, arbitrario e certamente prematuro. Tuttavia
          pur non essendo di fronte ad un singolo tipo di trattamento che possa essere definito “gold
          standard” o pratica migliore, nel trattamento del gioco problematico viene raccomandato
          l’utilizzo di strategie ed obiettivi che devono essere sviluppati in relazione al cliente, te-
          nendo conto delle condizioni di comorbidità ed altri importanti fattori ambientali.
          I criteri minimi per ogni intervento devono rispettare, secondo i colleghi australiani, al-
          meno questi punti:
             1)  Il counselling o l’intervento psicologico deve essere fornito da clinici formati (“ap-
                propriately trainded clinicians”);
             2)  Devono essere utilizzati solo interventi la cui efficacia è sostenuta dalla ricerca
                empirica;

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