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L’analisi della letteratura scientifica riguardante i programmi di prevenzione focalizzati
          sul concetto di interdipendenza tra rischio e protezione (Baraldi C., Coletti M 2001), e
          quelli specificatamente rivolti alla prevenzione dell’abuso di sostanze psicotrope in età
          adolescenziale (Bonino, Cattellino, Ciairano, 2003); hanno evidenziato la necessità di
          fondare l’intervento preventivo su precisi criteri, su solide basi scientifiche, su metodolo-
          gie e procedure empiricamente validate.
          Attualmente gli psicologi contano su programmi preventivi, basati su consistenti prove di
          efficacia, strutturati sui contributi di diversi ambiti disciplinari: empowerment e sostegno
          sociale (psicologia di comunità), self-efficacy, self-regulation e life skills (psicologia della
          salute), fattori di rischio e fattori di protezione (psicopatologia evolutiva) (Ammanniti M,
          2006; Cassibba R., van Ijzendoorn M., 2005, Greenberg, M. T., 1996, 2000; Rutter, 2000;
          Santinello M, Vieno A., 2006; Werner E.E., 2000; Zani B., 2007).
          Esiste un’ampia letteratura scientifica sugli interventi preventivi efficaci (Becciu M., 2008)
          che vedono come destinatari famiglie, insegnanti di scuole dell’infanzia ed elementari, la
          comunità stessa intesa come setting naturale per la promozione della salute psicologica
          del bambino. I programmi finalizzati alla promozione di alcuni fattori protettivi di natura
          personale e ambientale, ritenuti incompatibili con la comparsa di psicopatologia, utilizza-
          no attività di educazione affettiva, miglioramento della qualità della vita, empowerment,
          per favorire lo sviluppo di: abilità sociali e pro sociali, autocontrollo, competenza emozio-
          nale, problem solving, clima scolastico cooperativo e supportivo.
          Altri programmi mirano a ridurre la vulnerabilità nei bambini colmando le carenze socia-
          li, cognitive e di regolazione delle emozioni. Inoltre, mirano a sviluppare le competenze
          genitoriale in particolare la qualità dell’attaccamento, la sensibilità genitoriale, la capacità
          di promuovere l’autonomia dei figli e la promozione di abilità pro sociali. Tali programmi
          contemplano un coinvolgimento più diretto delle famiglie con visite domiciliari, forme di
          consulenza modulate sui problemi e le esigenze delle singole famiglie, videofeedback e
          ristrutturazioni delle rappresentazioni genitoriali.


          In tale prospettiva si ritiene indispensabile, all’interno della Struttura di Psicologia, una
          macroarea specialistica per l’età evolutiva e l’adolescenza per lavorare trasversalmente
          con tutti i professionisti della salute. La lettura di questo modello globale dell’infanzia e
          dell’adolescenza come fenomeno evolutivo multi complesso, appare fondamentale nella
          valutazione dei fattori di rischio e delle aree di prevalenza su cui occorre investire in ter-
          mini di   salute e benessere. Avere competenze nell’ambito del ciclo di vita permette di
          fare una valutazione rispetto a tutte quelle aree critiche nell’ambito dell’età evolutiva in
          cui sia evidente:

               Una carenza nello sviluppo legata a difetti dell’accudimento
               Una disfunzionalità del Sé con deficit della mentalizzazione
               Sintomi di distress
               Esperienze sfavorevoli infantili, traumi

          I fattori di vulnerabilità possono avere anche una connotazione con carenze nello sviluppo
          rispetto ai confini (i genitori non pongono dei limiti), di relazione con l’adultità (deficit
          d’attenzione e iperattività, comportamenti violenti) e mancanza di autonomia e tolleranza
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