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venti di risocializzazione (individuali e di gruppo), - interventi di tipo espressivo, pratico
- manuale e motorio (individuale e di gruppo)
- addestramento e formazione al lavoro, - collaborazione con la rete sociale e informale ai
fini del reinserimento sociale, - interventi terapeutici e riabilitativi nei confronti di persone
con misure alternative alla detenzione o in regime di detenzione domiciliare, in collabo-
razione con l’amministrazione penitenziaria.
3.4 Osservazioni conclusive
Il criterio di ridefinizione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza segue, diversamente
dal primo DPCM del 2001 che conteneva una elencazione di funzioni e prestazioni, la
logica della definizione e condivisione di percorsi diagnostici – terapeutici - assistenziali
nelle varie fasi: l’accoglienza, la valutazione multidimensionale, il programma terapeu-
tico personalizzato, i trattamenti, il sostegno e training ai familiari, gli interventi di rete,
sino all’audit clinico e al sostegno psico-emotivo all’èquipe curante.
Per questa ragione diventa necessario, nel quadro della normativa vigente, individuare i
processi assistenziali psicologici strutturati secondo i profili di cura e le attività e presta-
zioni psicologiche previste dai nuovi LEA.
Ci sono ancora delle aree di bisogno e di livelli assistenziali psicologici non sufficiente-
mente definiti in termini di necessità e appropriatezza, riguardanti le seguenti aree:
- la definizione di Strutture mobili di pronto intervento integrate e coordinate per le emer-
genze di tipo catastrofico e per l’area del 118-DEA;
- l’estensione di Centri dedicati per l’assistenza in emergenza contro la violenza alle
donne;
- l’ampliamento nell’area critica di interventi sanitari psicologici nella rete ospedaliera
(cardiologia, trapianti, malattie rare, politrauma, stroke) nei settori a elevato impegno
sanitario, già definiti da Linee guida specifiche.
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