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Alcuni di questi bambini sviluppano una Sindrome speciale che Pedani ha chiamato la
          “Sindrome del Pascià” che contempla appunto il fatto di ripiegarsi, da parte del bambino,
          all’interno della propria famiglia e casa ove continua ad essere riverito e servito evitando
          ogni sorta di conflitto con i pari, ma spesso sviluppando una aggressività perniciosa con
          i familiari, con le madri o più spesso le nonne, i fratelli, etc… con la ricerca dei soggetti
          più deboli o comunque meno reattivi.  Fanno da interessante corollario, nella esperienza
          clinica, diverse “patologie” anche molto note prima fra tutte la “Fobia scolare” - e poi la
          “Fobia sociale” - forse l’una è parte dell’altra – comunque controparte di questo ripiega-
          mento che scherzosamente è stato definito la Sindrome del Pascià.


          6.1  Esiti nell’adolescenza

          Queste difficoltà che si possono rilevare nell’infanzia e nella prima parte dell’ età evolu-
          tiva possono esitare, nell’età susseguente, in vere e proprie Fobie Sociali caratterizzate
          da ritiro sociale nella propria abitazione, con il rifuggire comportamenti più maturi (non
          sviluppare relazioni con l’altro sesso, non costruire una famiglia, non impegnarsi a fondo
          per avere un lavoro stabile, uscire dalle relazioni amicali proprio attraverso il ritiro nel
          proprio domicilio…). Frequenti casi di questo genere arrivano alle consultazioni cliniche
          e presumibilmente rappresentano una porzione di un fenomeno molto più vasto. La pre-
          adolescenza e adolescenza sono caratterizzate da un “diffuso malessere” che riguarda
          certamente una quota non minimale della popolazione di riferimento.
          I dati sui “fattori di rischio” vanno considerati attentamente, ma altrettanto bisogna fare
          con una giusta valutazione di quali “fattori protettivi” possiamo neutralizzare o comunque
          moderare i rischi stessi evidenziati. Proprio attraverso un rilancio  dei “ Fattori protettivi”
          sarà possibile sostanziare delle campagne di promozione di comportamenti più consoni,
          più efficaci ed utili al mantenimento del benessere e alla prevenzione dai rischi.


          7.   INTERVENTI PSICOLOGICI DI TIPO CLINICO -ASSISTENZIALE

          Gli interventi psicologici di sostegno alla famiglia più tradizionalmente impostati si rivol-
          gono a gruppi familiari ad alto rischio e sono orientati alla riduzione dell’impatto di eventi
          traumatici e/o al contenimento dei danni in situazioni segnate da sofferenza. In molte na-
          zioni di tipo anglosassone, per esempio, sono molto sviluppati gli interventi svolti con una
          modalità di tipo “home-visiting”, ovvero con interventi a domicilio. E’ il caso soprattutto
          delle famiglie cosidette “multi-problematiche”. Anche nella “depressione post- partum”
          sono privilegiati questi interventi multidisciplinari a domicilio. In Italia non vi è questa
          consuetudine, pur essendo presenti interventi impostati su questa metodologia, in partico-
          lare nell’area della perinatalità.
          La psicologia dispone di specifici strumenti diagnostici e metodologie di intervento tera-
          peutico. Le principali aree di indagine per l’Assessment familiare sono:

          a. l’osservazione della qualità delle relazioni reali (diadiche o triadiche) che gli adulti ed il
          bambino costruiscono insieme nel corso dello sviluppo. A tal fine possono essere utilizza-
          te procedure osservative standardizzate, quali la Strange Situation Procedure; la Lausanne
          Triadic Play; la Family Interaction System;

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