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dei trapianti d’organo) ha emanato di recente delle Linee di indirizzo per implementare
          tali programmi nel percorso donazione e trapianto di organi e tessuti, sia da donatore
          cadavere che da vivente. Il razionale di questa proposta si fonda sulla consapevolezza
          che la corretta gestione delle profonde implicazioni psicologiche, affettive, relazionali
          ed esistenziali del percorso donazione-trapianto evita lo sviluppo di sofferenze emotive
          capaci di compromettere la qualità di vita, l’aderenza, la compliance alle terapie e  persino
          l’esito del trapianto.

          1.2  Intervento


          Il processo di donazione-trapianto si sviluppa in varie fasi: accertamento di morte, comu-
          nicazione di morte ai famigliari, proposta di donazione, consenso, prelievo, trapianto e
          follow-up.
          Ciascuna di queste fasi presenta, anche sul piano emotivo, criticità che devono essere
          superate e risolte.
          Nella donazione e nel prelievo, devono essere gestiti i problemi emotivi e psicologi-
          ci legati a sentimenti molto intensi e contraddittori quali la disperazione per la perdita
          improvvisa di un congiunto, la solitudine, il dolore, l’angoscia,  ma anche la generosità,
          l’altruismo, il donare, etc.; problemi che impongono di ripensarsi e ripensare  alla conce-
          zione di vita e di morte che ciascuno di noi  porta dentro di sé nel suo vissuto interiore e
          che quotidianamente esprime nei rapporti con le altre persone.
          Nel trapianto d’organi, che per molti pazienti rappresenta la “liberazione” dalle limi-
          tazioni imposte da una sopravvivenza legata ad una macchina o più semplicemente la
          “vita”, quando si tratti di una malattia invalidante ed a prognosi infausta, devono essere
          affrontati i dubbi, l’ansietà e le angosce  che possono manifestarsi nel periodo  dell’attesa
          come del post-operatorio; inoltre, devono essere gestiti i timori che l’organo non arrivi,
          che sia “buono”, le paure per le infezioni, i timori di rigetto e della fine di una speranza
          dagli esiti imprevedibili e drammatici.
          Esistono numerose evidenze sugli effetti di tali problematiche ed in tutti i Centri Trapianti
          sono stati allestiti programmi con lo scopo di garantire, sia ai familiari dei donatori che
          ai pazienti sottoposti a trapianto,  l’adeguata assistenza emotiva e psicologica. In partico-
          lare:
            relativamente alla donazione, le Linee di Indirizzo per l’intervento psicologico sugge-
             riscono interventi svolti lungo tre direttrici:
          -  sostegno alle famiglie del donatore nella fase critica del decesso, della comunicazione
             di morte, della richiesta di donazione e della restituzione tempestiva sull’esito della
             donazione;
          -  assistenza psicologica diretta ai familiari dei donatori che la richiedono;
          -  interventi di formazione e supporto psicologico a favore dell’équipe di procurement
             finalizzati a fornire al personale sanitario le abilità necessarie a gestire correttamente
             la comunicazione, la relazione coi familiari in lutto ed a sostenerli nel coinvolgimento
             personale  e nella prevenzione del rischio di burn-out.
            relativamente al trapianto, da cadavere o da vivente:
          -  prima dell’inserimento in lista d’attesa, viene consigliata una valutazione appro-
             fondita degli aspetti psicologico-psichiatrici dei pazienti candidati all’intervento, che

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