QUALE
QUALITA' PER LA PSICOLOGIA NEL S.S.N.
di Rita Gualtieri
Questo intervento nasce dal lavoro svolto in questi
anni in Puglia dagli psicologi che ha portato alla istituzione, con
leggi regionali, del Servizio di Psicologia quale unità operativa
nel D.S.M. e dei Servizi di psicologia nelle AA.OO., e dal dibattito
ricco e vivace che ha accompagnato e tuttora accompagna questo lavoro.
Queste brevi riflessioni vogliono proporre uno stimolo all'approfondimento
del dibattito per sostenere l'impegno della costruzione effettiva
dei Servizi psicologici nella realtà sanitaria pugliese
Quale qualità?
L'attuale centralità della promozione
della qualità dell'assistenza all'interno del piano
sanitario nazionale e dell'organizzazione dei Servizi sanitari
ha permesso lo sviluppo di una serie di riflessioni tra gli operatori
dei servizi (ed anche all'interno della professione psicologica)
sulle modalità di svolgimento del proprio lavoro e sulla possibilità
di migliorarne l'efficacia e l'appropriatezza.
Il progressivo delinearsi di questa nuova prospettiva all'interno
del contesto sanitario italiano ha portato alla necessità di
individuare percorsi più adeguati per coniugare un'immagine
di tipo ãaziendalisticoä dei servizi, legata alle richieste
di un ãmercatoä, non sempre criticamente inteso, con un
nuovo approccio alla salute centrato sul servizio alla persona, più
rispettoso della molteplicità dei bisogni, non più considerati
solo in termini di äsopravvivenzaä , ma nella più
ampia prospettiva del significato di ã esistenzaä che
comprende e valorizza anche gli aspetti soggettivi, ãpsicologiciä
della salute.
Ciò ha comportato lo sforzo, sia all'interno generale
del sistema sanitario che all'interno delle professioni in esso
coinvolte, di impegnarsi in una riflessione critica sui percorsi e
risultati del proprio lavoro e di approntare una serie di strumenti
in grado di garantire un miglioramento continuo della qualità
intesa nelle sue molteplici articolazioni di tipo tecnico ö professionale
e gestionale ö organizzativo.
Proprio dalle esperienze e dalle analisi che in questi anni sono andate
realizzandosi in contesti diversificati - e non sempre ben collegati
a livello di confronto e comunicazione ö il concetto di qualità
dell'assistenza sanitaria si è via via arricchito di
aspetti che valorizzano, oltre alla definizione ed esplicitazione
degli standard di offerta (certificazione) ed al miglioramento dell'effettivo
livello di prestazione (qualità oggettiva), il significato
di qualità percepita da parte dell'utenza.
Si va delineando , così, un passaggio da un costrutto ingegneristico
ad un costrutto psicologico, verso un modello ecologicamente fondato
che vada oltre una rappresentazione naïve dell'utenza e
che consideri con attenzione, ai fini di una corretta costruzione
dei parametri di offerta:
· un'adeguata percezione delle aspettative dell'utenza,
· un'accurata definizione dell'oggetto di valutazione
con cui tali aspettative si confrontano,
· un'articolata analisi del rapporto tra esperienza personale
dell'utente e giudizio globale,
· una ponderata verifica del rapporto tra performance fornita
e aspettativa,
· un'attenta individuazione dei contenuti critici dell'esperienza,
· una progressiva focalizzazione sul percorso di fruizione
del servizio, più che sulla fruizione del singolo atto sanitario.
L'intervento professionale e gestionale dello psicologo: rischi e prospettive di sviluppo.
Nel confronto con il modello di qualità dell'assistenza
prima brevemente delineato, lo psicologo, nel SSN si trova ad affrontare
una serie di sfide rispetto alla propria operatività ed alle
proprie competenze che dovranno comportare una progressiva accentuazione
del ruolo gestionale, ma anche una capacità di rinnovare il
tradizionale modello del lavoro clinico confrontandosi con la verificabilità
di metodologie e risultati degli interventi professionali.
Da una parte, infatti, proprio le competenze psicologiche nei campi
delle relazioni, di gestione delle risorse umane, di comunicazione,
di modificazione degli atteggiamenti e dei comportamenti, assegnano
una specifica rilevanza alla professionalità psicologica all'interno
del Servizio Sanitario ed al ruolo che essa può ricoprire rispetto
all'esigenza del nuovo significato di management legato all'incremento
della qualità.
Dall'altra, però, il modello prevalente, spesso introiettato
profondamente dallo psicologo durante l'iter formativo e lavorativo,
ed i modelli di organizzazione dei servizi, attualmente spesso mortificanti
o meglio confusivi per la professionalità psicologica per quanto
riguarda identità ed autonomia hanno a volte scoraggiato la
capacità di mettersi in gioco con competenze manageriali, o,
peggio, hanno incrementato un'autoreferenzialità teorica
ed un allontanamento dalla necessaria riflessività sul proprio
lavoro nel senso di individuarne procedure confrontabili e valutabili
oggettivamente,
in quest'ultimo campo, per esempio, nonostante alcune esperienze
avanzate di qualche contesto operativo, esiste ancora molto lavoro
da fare, a cominciare dallo sgombrare il campo da confusioni terminologiche
che spesso si traducono in un clima più generale di confusione
e dispersione delle risorse.
Ad esempio, affrontando i temi delle linee ö guida e dell'accreditamento
c'è da rilevare alcune difficoltà di definizione
ed attuazione.
Le prime (le linee ö guida) vengono a volte confuse con i protocolli
diagnostici terapeutici, cioè con schemi di comportamento predefiniti
e non invece elaborate mediante un esame critico delle evidenze scientifiche
disponibili, un confronto tra benefici e rischi dell'intervento
ö procedura in questione, un'integrazione tra conoscenze
scientifiche, dati empirici ed opinioni di chi partecipa all'elaborazione
delle norme comportamentali di tipo clinico da attuare nell'iter
diagnostico ö terapeutico (cfr. P.Michielin, O. Bettinardi ö
Linee guida in psicologia).
Il secondo (l'accreditamento) finisce spesso per oscillare tra
diverse connotazioni di significato, quali :
1. corrispondenza a requisiti puramente autorizzativi e quindi infine
ad un livello minimo di requisiti e non ad un possibile strumento
ö stimolo per il miglioramento di qualità,
2. certificazione di una corrispondenza a standard di qualità
predefiniti, percepiti spesso come lavoro soprattutto burocratico,
cartaceo o troppo centrato sull'immagine, sulla soddisfazione
dell'utenza, più che sull'effettiva valutazione
di qualità del prodotto.
3. Corrispondenza, infine a requisiti di elevata qualità definiti
oggettivamente dall'esterno in base a criteri scientifici e
valutata e verificata dagli stesi operatori che attuano un programma
di MCQ insieme a collaboratori esterni (cfr. P.L Morosini, Accreditamento
e qualità).
Cosa fare?
All'interno di questo contesto teorico ö
operativo è particolarmente urgente che lo psicologo nel SS
rifletta ed operi sulla fondazione stabile di un modello di ricerca,
che unisca una capacità di monitoraggio sistematico dei micro
e macro contesti operativo ö organizzativi ed una capacità
di integrazione di ricerca ed intervento, adoperandosi:
· Sia nell'elaborazione scientificamente affidabile di
linee ö guida specifiche dei propri interventi negli ambiti diagnostici,
terapeutici, riabilitativi, preventivi, etc. ,
· Che accrescano qualità, appropriatezza ed efficacia
operativa e di conseguenza rilevanza professionale,
· Sia alla costruzione di uno stile di lavoro che travalichi
il tradizionale modello clinico, per assumere responsabilità
organizzative che comportino interventi su un contesto multidimensionale,
quale quello dei servizi sanitari inteso come sistema di relazioni
continue tra personale, utente, tecnologia, in cui la cultura della
qualità deve diffondersi mediante la valutazione continua degli
stili di direzione e di comunicazione e la formazione permanente del
personale (cfr. A.Alfano, E.Salvi, Qualità, comunicazione interna
e management in sanità).
In questo senso, ed in mancanze di adeguate opportunità aziendali,
come Ordine Professionale, nei sei anni trascorsi, soprattutto a livello
regionale, si sono proposte una serie di iniziative di aggiornamento
mirate al perfezionamento delle competenze professionali necessarie
ad affrontare tali compiti, sia per quanto riguarda l'approfondimento
di particolari procedure d'intervento in campo clinico, sia
per gli aspetti i professionalità manageriale collegata alla
professionalità psicologica, prevedendo anche dei momenti autovalutativi
e dell'esperienza formativa e di quella lavorativa generale.
Senza soffermarsi sui risultati specifici di questi momenti, è
opportuno sottolineare, a conclusione di questo intervento, una riflessione,
comune ai diversi contesti lavorativi degli psicologi all'interno
del SSN che è scaturita pressocché costantemente dalle
esperienze prima mensionate ed è collegata alla possibilità
di fornire prodotti e processi di alto livello qualitativo alla domanda
dell'utenza. Letta ed interpretata nella sua reale dimensione
di specificità, ma, nel contempo, nella complessità
di interrelazioni presenti ai differenti livelli e contesti.
Perché questa possibilità diventi effettiva non sembra
sufficiente immaginare di partire solo dal livello della complessità
del sistema, da un'operatività integrata, data come ãassunto
naturaleä di partenza, che spesso, come tale, finisce per essere
abbastanza mistificata nell'attuale organizzazione sanitaria.
L'effettiva ãprogettazione organizzativaä come dicono
Alfano e Salvi, ãsi attua con la capacità di differenziare,
dividere le competenze come condizione preliminareä, ãchiarire
il ruolo che ciascuno è tenuto ad assumereä per poter
poi ãintegrare le competenze per non disperderle verso ottiche
personalisticheä.
Occorre, allora, proprio per permettere un'effettiva integrazione
ed un corrispondente miglioramento della qualità e della gestione
delle risorse, individuare e concretizzare la specificità di
competenze capaci di organizzare una risposta efficace alla peculiarità
della domanda e di coniugarla realmente, non di confonderla, con le
altre specificità, in un intervento il più possibile
articolato ed esaustivo dei bisogni delle persone.
Ci si deve poter confrontare, così, non solo con nuovi e diversi
stili di lavoro, ma anche con modelli di organizzazione diversificati,
tenendo ben presente che nessun'organizzazione funziona, né
può definirsi funzionale se si appiattisce su un unico standard
o modello e non riesce ad affrontare la sfida di articolarsi in più
livelli di modalità operative:
- dal servizio monoprofessionale nel nostro caso di psicologia, inteso
come spazio fisico e mentale efficace per una seria riflessione ed
una concreta attuazione di processi di miglioramento della qualità
delle prestazioni psicologiche e per la progettazione di piani di
intervento adeguati ed integrati,
- ai servizi pluriprofessionali distrettuali o sovradistrettuali,
quali spazi articolati, dove più risorse che si integrano a
differenti livelli (istituzionali, gestionali e professionali) pongono
al centro dell'attenzione il servizio alla persona e la formazione
alla qualità.