PSICOLOGIA
E QUALITA' NELL'AZIENDA SANITARIA
di PAOLO MASTROGIOVANNI
(Psicologo dirigente di II livello Staff Direzione Generale ASL RM/C)
Il contributo della cultura e della professione psicologica
è essenziale per migliorare la Qualità dell'Azienda
USL e per attuare sistemi e metodi di valutazione e miglioramento
della qualità che vanno usati anche per le prestazioni di psicologia.
La cultura psicologica è un patrimonio essenziale e indispensabile
per l'elaborazione di un disegno organizzativo aziendale sanitario
e per la piena attuazione di metodi di valutazione e promozione della
Qualità previsti come via ordinaria dalle leggi di riforma
sanitaria per i singoli professionisti e per l'intera azienda (art.10
e art.14 del D.Lgs n.502./92 e Piano Sanitario Nazionale 1999-2001).
In particolare l'apporto culturale della psicologia riguarda le dimensioni
psichiche e della salute di ogni "cliente del SSN" la dimensione
della "soggettivitàä del malato, degli operatori,
delle relazioni interpersonali e del sistema organizzativo, l'umanizzazione
dei servizi, l'analisi e il cambiamento organizzativo, la gestione
delle risorse umane, la formazione, la motivazione; il sistema informativo,
premiante, motivante; la comunicazione, il lavoro di gruppo, la gestione
dei conflitti e delle resistenze, l'acquisizione del consenso, i metodi
di valutazione.
Un numero sempre crescente di medici e di altri professionisti curano
nelle aziende sanitarie queste aree che, indubbiamente, contengono
forte valenza psicologica. La presenza di psicologi in questo campo
risulta invece molto marginale. Inoltre, il panorama della cultura
psicologica della sanità italiana è privo di esperienze
ed elaborazione di modelli e strumenti di valutazione della qualità
delle prestazioni psicologiche. I concetti di efficienza, efficacia,
economicità, appropriatezza, accessibilità, misurabilità,
evidenza scientifica non ricorrono nella prassi e nella riflessione
professionale degli psicologi, così come non fa parte delle
preoccupazioni della maggior parte di essi una riflessione sistematica
sul valore e sui risvolti economico-finanziari delle attività
professionali di natura psicologica. Le ragioni di questa marginalità
sono probabilmente molteplici e non è questo il luogo per approfondirle.
Ci sembra però opportuno evidenziare la necessità che
oggi, e in prospettiva, gli psicologi prendano consapevolezza dell'importanza
e della necessità di coltivare sia l'apporto della psicologia
alla cultura e alla pratica della Qualità nelle Aziende Sanitarie
sia l'apporto dei modelli e dei metodi della cultura della Qualità
per l'introduzione di sistemi di valutazione e di miglioramento Continuo
della Qualità (MCQ) nelle prestazioni e nei servizi di psicologia,
individuando appositi criteri, indicatori e specifici standards.
1. QUALITA' TOTALE E MCQ NELL'AZIENDA SANITARIA
La sfida della qualità attraversa ormai i
vari ambiti di attività, privati e pubblici, spingendo con
forza le organizzazioni e le aziende ad orientare le risorse, le strutture,
i processi e gli esiti, secondo la cultura della qualità totale.
Questo movimento culturale, in Italia è stato testimoniato
dalla nascita della Società Italiana di VRQ (1984) e del periodico
QA (1988) con una significativa produzione di testi e articoli, spostando
negli anni alcuni accenti e modificando alcuni punti di vista, in
osmosi con i cambiamenti del contesto socio-economico del mondo industrializzato.
Si è così passati da una cultura del "controllo
di qualitàä mutuata dal mondo industriale giapponese e
americano ( negli anni '60) al "quality assessmentä degli
anni '70 in cui la valutazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie
veniva affidata ad un gruppo di esperti esterni all'azienda, alla
"quality assurance" degli anni '80, in cui gruppi di professionisti
della stessa disciplina professionale assicuravano la qualità
all'interno della stessa struttura sanitaria.
Negli anni più recenti la cultura della Qualità ha abbracciato
un'ottica interdisciplinare integrata e che finalizza tutta l'organizzazione
verso la qualità. Oggi si preferisce parlare di Miglioramento
Continuo della Qualità (MCQ) o di Total Quality Menagement
(TQM), avendo conseguito la consapevolezza che la "qualitàä
Può e deve essere anche un obbiettivo individuale, ma la verifica
e revisione di qualità di un Servizio e di un'azienda sanitaria
è "a pieno titolo azione organizzativa e come tale deve
coinvolgere tutti gli operatori e gli stessi cittadini che usufruiscono
dei serviziä(Tonelli).
La Società Italiana di V.R.Q. promuove da un decennio iniziative
culturali ed operative che hanno avuto riscontri anche a livello legislativo
orientando servizi e professionisti verso l'adozione del metodo legislativo
orientando servizi e professionisti verso l'adozione del metodo della
valutazione e revisione di9 qualità, Il più recente
riscontro è contenuto nel Decreto Legislativo n.502/92 e succ.
mod. all'art. 10 dice:
adottato in via ordinaria il metodo della verifica e della revisione
della qualità e della quantità delle prestazioni, nonché
del loro costo, al cui sviluppo devono risultare funzionali i modelli
organizzativi ed i flussi informativi dei soggetti erogatori e gli
istituti normativi regolanti il rapporto di lavoro del personale dipendente,
nonché i rapporti tra soggetti erogatori pubblici e privati,
ed il Servizio sanitario nazionale.
Molti servizi e strutture sanitarie e anche diverse categorie professionali
sono da tempo impegnati nella ricerca e nella sperimentazione di modelli
e strumenti applicativi per rinnovare la concezione e l'organizzazione
delle prestazioni e della stessa collocazione professionale.
La realtà dell'aziendalizzazione delle UU.SS.LL ha reso più
pressante l'attenzione alla qualità da parte degli amministratori
e dei professionisti: "i fatti e le percezioni che stanno spingendo
in direzione della qualità sono l'aumento costante, incontrollato
della spesa pubblica e l'impoverimento del Paese, la perdita sempre
più accentuata di efficienza e di efficacia dei servizi e il
deterioramento della loro immagine, ma soprattutto la crescente insoddisfazione
e talora la rabbia dei cittadini e l'insoddisfazione , la delusione,
la frustrazione degli operatori, in particolare dei migliori tra essiä(Tonelli).
Gli psicologi dei servizi sanitari che sono interessati alla qualità
possono utilmente far riferimento ad alcuni concetti basilari e ad
alcune tappe metodologiche consolidate nel modello MCQ e che costituiscono
la cosiddetta "spirale della qualitàä.
Secondo i più autorevoli esperti
a) le tappe più rilevanti del metodo del M.C.Q. sono:
- delimitazione del campo di osservazione sulla base degli obbiettivi
- selezione degli "oggettiä da valutare (punti critici)
e delle priorità da affrontare
- scelta del metodo per lo studio
- accordo su criteri e standards di qualità relativi agli oggetti
di studio, cioè alle priorità scelte
- rilevazione ed elaborazione dei dati
- confronto con standard selezionati o definiti
- analisi delle ragioni degli scarti
- formulazione di giudizi
- presa di decisioni (ricaduta sull'organizzazione) proposta ed attuazione
di interventi
- valutazione dell'efficacia degli interventi effettuati
b) gli assunti più rilevanti del modello MCQ:
· la QUALITA' TOTALE nell'Azienda sanitaria è un obbiettivo
utopico che, però può attivare energie di ricerca e
di azione;
· il cammino verso la QUALITA' TOTALE è un processo
continuo di cambiamento realizzabile anche nelle organizzazioni dei
Servizi.
Questo cammino impone continue scelte che richiedono forti punti di
riferimento che possano motivare il cambiamento.
La persone (cittadino, paziente, cliente) è il punto di riferimento
principale nei servizi che producono salute.
La Qualità può e deve essere anche un obbiettivo individuale,
ma la verifica e revisione di qualità (VRQ) in un servizio
e in un'Azienda è, a pieno titolo azione organizzativa e come
tale deve coinvolgere tutti gli operatori.
2. LA CULTURA PSICOLOGICA PER LA QUALITA' TOTALE
Non vi è dubbio che questa prospettiva dovrebbe
interessare a pieno titolo la nostra professione nei vari contesti
in cui essa viene esercitata ma si ha l'impressione che gli psicologi
non avvertano l'importanza di questo cambiamento culturale fortemente
legato alle trasformazioni socio-economiche e istituzionali che stanno
avvenendo dentro e fuori dal sistema sanitario.
Questa carenza lascia scoperti gli psicologi che operano nel servizio
sanitario nazionale, dove il metodo della Verifica e Revisione di
Qualità deve essere assunto per legge come la via ordinaria
che regola e orienta il sistema organizzativo, formativo, informativo
e professionale dei servizi sanitari, il sistema premiante e la logica
dell'attribuzione delle risorse (art. 10 del Decreto legislativo 502/92).
Una analoga assenza di difese e di proposte si verificherà
in quei settori (e rapidamente lo saranno tutti) dove l'esercizio
della professione sarà condizionato dall'esistenza di garanzie
di qualità che occorrerà definire ed esplicitare.
Curiosamente si osserva che il processo di Miglioramento continuo
della Qualità affonda le sue radici e si alimenta in un campo
squisitamente psicologico.
Bastano, per evidenziarlo, alcuni riferimenti rinvenibili nel modello
accennato e rinvenibili nel linguaggio della QUALITA' e tra gli esperti
di M.C.Q.:
a) la centralità del cliente (paziente, cittadino ) che per
noi9 è attenzione alla "soggettivitàä della
persona e ai valori cui essa fa riferimento - l'integrità mente/corpo
- la dimensione relazionale nella cera e nella promozione della salute
- l'umanizzazione e la personalizzazione;
b) l'analisi organizzativa, che viene posta all'inizio del complesso
percorso della spirale della qualità, che viene condotta da
molti esperti di Qualità attraverso il modello di analisi sistemica
(già utilizzato con efficacia in ambito psicologico);
c) modelli e tecniche per la gestione dei conflitti, evento inevitabile
in un percorso in cui la "soggettivitàä segna inesorabilmente
i percorsi di miglioramento della qualità aziendale, specie
quelli "a base largaä;
d) tecniche psicologiche devono essere usate per vincere le resistenze
al cambiamento, per stanare chi sta nelle nicchie del privilegio,
per vincere il potere d'acquisto senza competenze , per svincolare
da interessi di parte il sistema premiante e finalizzarlo all'organizzazione;
e) la cultura organizzativa, che in parte ha rilevanza psicologica,
può agevolare l'impostazione e la gestione delle strategie
aziendali che devono promuovere motivazione, capacità e tecniche
di soluzione dei problemi, l'individuazione e la gestione di premi
immateriali, la creazione e la stabilizzazione del consenso tra gli
operatori e tra i cittadini (tutti temi di psicologia dell'organizzazione
e del lavoro);
f) la formazione del personale, funzione indispensabile nel percorso
di miglioramento della qualità, dal punto di vista metodologico
e tecnico si avvale fondamentalmente delle tecniche di apprendimento,
di comunicazione e di conduzione di gruppo, campo culturale e professionale
della psicologia;
g) la cultura psicologica può fornire strumenti per costruire
modalità collaborative di apprendimento, per promuovere l'abitudine
al confronto tra tutti i punti di vista, tecniche di costruzione del
consenso, facilitazione di climi di lavoro tolleranti.
La cultura psicologica, in sostanza, dispone di un patrimonio di fondamentale
utilità nella ricerca di significato, sia individuale che collettivo,
che accomuna quelli che cercano e operano per la qualità totale.
3. LA PROFESSIONE PSICOLOGICA E IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA'
Sebbene la cultura della qualità totale abbia
solide radici nella psicologia, gli psicologi dei servizi sanitari
dimostrano scarso interesse e impegno nell'applicazione della psicologia
ai percorsi di miglioramento della qualità e ai sistemi di
valutazione.
Anche tra noi, purtroppo, si nota il limite, comune a molte professioni
sanitarie, di una cultura specialistica totalmente separata dalla
cultura organizzativa. I noti vizi della formazione di base (tutta
orientata alla psicoterapia) offrono una spiegazione ulteriore a questa
grave carenza professionale, che però finisce per essere surrogata
da altre figure professionali.
La breve storia della nostra professione non porta con sé una
provvista sufficiente di modelli chiari e condivisi circa i tipi di
prestazione, di attività, le procedure e le tecniche in cui
gli psicologi si possano riconoscere senza ambiguità e senza
contenzioso.
La labilità dei confini del profilo professionale aggrava lo
stato di incertezza.
L'iscrizione allo stesso albo non garantisce alcuna omogeneità
e riconoscibilità delle prestazione e dei servizi svolti in
quanto azioni professionali della psicologia. Nella prassi professionale
degli psicologi dipendenti delle Aziende USL è assente un sistema
di valutazione e di miglioramento continuo della qualità.
Nel servizio sanitario nazionale, il metodo della valutazione e del
miglioramento della qualità deve essere assunto per legge (art.
10 e art. 14 del D. Lgs. 502 modificato con il D.Lgs.S17/93) come
la via ordinaria che regola e orienta il sistema organizzativo, formativo,
informativo e professionale dei servizi sanitari, il sistema premiante
e la logica dell'attribuzione delle risorse.
Il Ministro della Sanità, secondo lo stesso articolo di legge,
deve recepire dagli Ordini gli elementi tecnici per stabilire contenuti
e modalità di utilizzo degli indicatori di efficienza e di
qualità. L'Ordine degli Psicologi non dispone ancora dei necessari
criteri, standard e indicatori di qualità. Vi sono fondati
dubbi che le migliaia di psicologi della sanità italiana si
riconoscano in modelli d'intervento e procedure analoghe o comparabili
e che usino un linguaggio comune e riconoscibile.
Purtroppo tra gli psicologi manca la forma mentis della valutazione
dei carichi di lavoro e della produttività e nella corretta
collocazione professionale nell'ambito delle equipes multidisciplinari,
con il rischio che altri, non psicologi, stabiliscano parametri e
indicatori, assumendo conseguenti decisioni per la nostra professione.
4. UNA RINNOVATA CULTURA PROFESSIONALE E' NECESSARIA PER GLI PSICOLOGI
L'attenzione alla qualità e ai metodi della
valutazione non è solo il segno di un cambiamento necessario
per il Sistema sanitario, ma anche caratteristica di un più
ampio movimento che coinvolge oggi tutti i profili professionali che
hanno come oggetto i servizi alle persone.
Nuovi modelli culturali cambiano l'identità di vari profili
professionali compreso quello dello psicologo. Anche la nostra professione
sarà interessata dal cosiddetto "neo-professionalismoä
che è caratterizzato da tre orientamenti:
- orientamento al servizio
- ricerca di nuovi ambiti professionali
- nuove regole del gioco
a) Orientamento al servizio
L'attenzione della professione si sposta di più verso il cliente
e la sua domanda. Il cliente contribuisce attivamente a costruire
la prestazione e il risultato del professionista; aumenta costantemente
l'attenzione alla qualità intrinseca della prestazione e alla
qualità percepita del cliente. La considerazione e il valore
delle prestazioni immateriali, tipiche della nostra professione, cresce
nella mentalità e nelle attese dei cittadini.
b) Ricerca di nuovi ambiti professionali
Gli spazi professionali conquistati per sempre sono più rari
e precari, mentre si aprono spazi nuovi come quelli relativi a consulenze,
intermediazioni, progettazione, verifica e valutazione, comunicazione
e sviluppo delle risorse umane, tutti spazi affini ad una cultura
psicologica o loro territorio precipuo.
c) Nuove regole del gioco vengono introdotte nel mercato delle professioni.
Per ottenere riconoscimenti formali o consenso sociale occorrerà
più dinamismo e creatività. I professionisti, e tra
loro gli psicologi, devono sviluppare una capacità di intercettare
e leggere le domande sociali, uno spirito d'iniziativa e di proposta,
una capacità di strutturare risposte nuove. Il ruolo degli
ordini professionali, in questo nuovo scenario, avrà sempre
meno valore per la difesa e la tutela delle professioni.
5. RUOLO DELLA FORMAZIONE
Queste tendenze non sono da considerare una iattura
per la professione di psicologo, anzi possono diventare l'occasione
di un nuovo sviluppo, a condizione che si abbia il coraggio di ribaltare
alcune logiche della formazione di base dello psicologo e della formazione
continua:
- Il progetto formativo deve essere fondato su una logica per obbiettivi
e non per discipline
- La didattica deve essere orientata alla domanda
- La logica d'impiego non deve più coincidere con la logica
interna di una disciplina
- Occorre prevedere forme di conoscenza e competenze diverse dalle
discipline psicologiche.
Nel complessivo progetto formativo della professione è necessario:
- Operare una lettura a tutto campo delle domande possibili di psicologia,
riconoscendole l'ampiezza e la varietà
- Costruire proposte di prestazioni professionali in grado di configurarsi
come valide risposte.
A questo movimento tendenziale che interessa da vicino il destino
della nostra professione si oppone un nucleo di resistenza che si
esprime in una serie di limiti e vincoli di carattere culturale riconoscibili
ormai come tratti della fisionomia storica della professione psicologica,
in particolare nei contesti delle aziende sanitarie:
- Autoreferenzialità del sapere psicologico, in particolare
in ambito clinico;
- Persistente atteggiamento competitivo (peraltro quasi sempre perdente)
con il profilo medico
- Carenza di un senso di appartenenza aziendale in un contesto in
rapido divenire in cui i servizi sanitari si dovranno inesorabilmente
riorganizzare in senso aziendalistico
- Lontananza o estraneità dalla cultura del cambiamento organizzativo
- Scarsa confidenza con la cultura della valutazione, con uso di indicatori
e strumenti condivisi di misurazione dei processi professionali e
soprattutto dei risultati raggiunti in termine di salute.
- Un'estraneità, (che a volte assume qualche carattere di supponenza
)nei confronti della valutazione economica delle prestazioni, dei
processi professionali e dei risultati ( costi/efficacia).
6. COSA FARE?
In un'occasione come questa, di semplice elenco
di elementi di riflessione, non si intende impostare un organico ed
esauriente discorso di programma trasformativo. Ritengo, tuttavia,
utile stimolare la riflessione dei colleghi che operano in aziende
sanitarie, con alcu7ni spunti di confronto e di dialogo
Per far crescere una cultura professionale più adeguata alle
trasformazioni, nella prospettiva di svolgere un ruolo da protagonista
più che da vittima.
In questa prospettiva potrebbero essere utili alcuni suggerimenti
di comportamento professionale o di ricerca e aggiornamento:
- Studiare e formarsi di più su temi "managerialiä
- Aprirsi ad altri saperi (economia, sociologia, epidemiologia, statistica·)
- Recuperare il sapere psicologico non strettamente clinico (psicologia
generale, sociale, del lavoro e dell'organizzazione, della comunicazione,
della formazione, della salute)
- Sperimentare e ricercare in ambito sanitario modelli di conoscenza
provati in altri ambiti organizzativi
- Aprirsi alla collaborazione multidisciplinare senza essere troppo
preoccupati della propria specificità
- Operare in organismi aziendali di staff con atteggiamento creativo
e con rigore metodologico
- Mettersi in rete con altri psicologi che nelle aziende sanitarie
operano in settori non clinici, mantenendo un approccio "laicoä
nei confronti di altri professionisti
- Lasciare prevalere la consapevolezza della complessità dell'oggetto
trattato sulla preoccupazione della specificità psicologica.
Il sistema sanitario ha bisogno di un forte contributo della cultura
psicologica che spazi su tutti i versanti della "soggettività"
risorsa preziosa dell'organizzazione aziendale, e finalità
ultima dell'esistenza del servizio. Occorre che questo bisogno
sia svelato, riconosciuto e trasformato in domanda.
La cultura psicologica ö d'altra parte ö deve aprirsi
con coraggio e creatività alle dimensioni della realtà
organizzativa in cui gli psicologi operano in quanto dipendenti e
dirigenti, in un sistema aziendale che ha le sue regole e le sue logiche,
che non possono essere ignorate o combattute in nome di uno specifico
profilo professionale.
In particolare l'esigenza della valutazione e del miglioramento
continuo della qualità riguarda da vicino anche la psicologia,
in tutti i campi d'intervento a partire da quello clinico, e
obbliga -pena la marginalità o l'esclusione dalle logiche
del sistema ö ad apprendere e applicare con intelligenza modelli,
metodi e strumenti che altri hanno collaudato e consolidato. Sarebbe
però auspicabile che questa cultura della valutazione e del
miglioramento continuo, e la cultura dell'organizzazione venissero
arricchiti da contributi originali della conoscenza e dell'esperienza
della soggettività che la psicologia possiede ed è in
grado di far crescere.
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