MODELLI DI ATTACCAMENTO
IN DONNE AFFETTE DA CARCINOMA MAMMARIO
Angela Guarino* , Rita Ricciardi*
U.O. Psico-Oncologia — Centro Prevenzione Tumori
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RIASSUNTO
In questo lavoro è stata esaminata l’ipotesi di una relazione tra modalità di attaccamento e sviluppo del carcinoma mammario e l’ipotesi che tale malattia si associ a tratti specifici di personalità. A tale riguardo si è fatto riferimento agli sviluppi recenti della teoria dell’ attaccamento e al modello di malattia proposto da Taylor, sulla base del quale la vulnerabilità alla malattia ha origine in una disregolazione biologica stabilitasi nel corso della prima infanzia. I soggetti esaminati sono state 46 donne, suddivise in un gruppo sperimentale ed uno di controllo, alle quali sono stati somministrati due questionari: Parental Bonding Instrument (Parker G, Tupling H, Brown L B, 1979) per la misura dell’ attaccamento e Big Five Questionnaire (Caprara G V, Barbaranelli C, Borgogni L, 1993) per la misura della personalità. I risultati non hanno confermato l’ ipotesi di una relazione tra modalità di attaccamento e cancro, probabilmente a causa dei limiti psicometrici del test utilizzato rispetto alla problematica oggetto di studio, mentre hanno rilevato quale dimensione caratteristica della personalità delle pazienti cancerose l’ Energia, ossia la tendenza a descriversi come socievoli, attive ed energiche.
PAROLE CHIAVE. Attaccamento, cancro, personalità.
PATTERNS OF ATTACHMENT IN WOMEN
SUFFERING FROM BREAST CANCER
SUMMARY
In this study the hypothesis of a relationship has been examined between patterns of attachment and development of the breast cancer and the hypothesis that such illness is associated to specific features of personality. To such respect we have made reference to the recent developments of the theory of the attachment and to the model of illness remembered by Taylor on the base of which the vulnerability to the illness has origin in a biological dysregulation that has established during the first infancy. The examined subjects have been 46 women, divided in an experimental group and one of control, to which two questionnaires have been administered: Parental Bonding Instrument (Parker G, Tupling H, Brown L B, 1979) for the measure of the attachment and Big Five Questionnaire (Caprara G V, Barbaranelli C, Borgogni L, 1993) for the measure of the personality. The results have not confirmed the hypothesis of a relationship between patterns of attachment and cancer, probably because of the psychometric limits of the test used in comparison to the problem object of study, while they have been noticing as characteristic dimension of the personality of the cancerous patients the Energy, or rather the tendency to describe themselves how sociable, active and energetic.
KEY WORDS. Attachment, cancer, personality.
INTRODUZIONE
Da un esame della letteratura scientifica recente si evince che il ruolo dei fattori psichici nell’insorgenza e nel decorso del cancro è ormai riconosciuto ed accettato. Le modalità attraverso cui si concretizza questo nesso e la quantificazione del peso effettivo di questi fattori rimangono tuttavia incerti, lasciando aperte questioni che soltanto la futura ricerca potrà dirimere. Allo stato attuale dei lavori va segnalato come alcuni fattori vengano riferiti con una certa frequenza da parte dei ricercatori, in particolare un’ incapacità ad affrontare in maniera adeguata gli eventi stressanti, una tendenza alla compiacenza nei rapporti interpersonali e alla soppressione (o rimozione) di emozioni negative, un ricorrere nelle storie individuali dei pazienti di eventi caratterizzati da perdita oggettuale reale o simbolica. All’ interno di questa area di ricerca, la problematica dell’attaccamento secondo la teoria bowlbyana non è stata affrontata in modo diretto se non in sporadici casi, sebbene la letteratura scientifica riporti tuttavia un certo numero di ricerche che hanno tenuto conto del contesto familiare entro il quale lo sviluppo delle relazioni oggettuali primarie ha avuto luogo, e lo hanno posto in relazione allo stato di salute dell’individuo adulto. Esemplari a questo proposito sono le ricerche della Thomas, i cui risultati sono stati più volte confermati , dalle quali emerge una scarsa intimità con i genitori come fattore maggiormente discriminante i soggetti affetti da neoplasie.
Una riflessione riguardo a questi aspetti ci ha suggerito la possibilità che l’applicazione di alcuni principi della teoria dell’ attaccamento di Bowlby , soprattutto in riferimento ai suoi sviluppi più recenti, possa rivelarsi utile per comprendere se e come le dinamiche affettive possano avere un ruolo nell’insorgenza della patologia cancerosa, e di sondare in un diverso ambito di ricerca il potere esplicativo della teoria stessa. Sappiamo dalla teoria che i modelli di attaccamento, sicuri o insicuri, vengono appresi in età precoce sulla base del tipo di relazione che viene a stabilirsi tra bambino e caregiver; man mano che il bambino cresce questo schema diventa sempre più proprietà del bambino stesso, si attua cioè un processo per il quale le differenze relazionali diventano differenze individuali fondate su rappresentazioni interne dell’ attaccamento (modelli operativi interni), e l’individuo tenderà ad imporre questo modello, nelle future relazioni, con specifiche strategie comportamentali. La continuità e la stabilità nel tempo dei modelli di attaccamento è stata ampiamente dimostrata e il rapporto tra qualità dell’attaccamento e rischio di patologia è stato esaminato in più lavori, tanto che Holmes ritiene che la internalizzazione di pattern di attaccamento disturbati possa influenzare le relazioni successive in modo da rendere la persona più vulnerabile allo stress e che la percezione attuale di una persona delle proprie relazioni e l’uso che essa fa di queste possa renderla più o meno vulnerabile a crolli psicologici dovuti a difficoltà. *. Sulla base di tali presupposti, si può ipotizzare che la "scarsa intimità con i genitori" come importante antecedente della patologia cancerosa, cui fa riferimento la Thomas, potrebbe essere inquadrabile nell’ambito della teoria dell’attaccamento come risultato di cattive relazioni con le figure interiorizzate dei genitori e di antichi bisogni di dipendenza irrisolti, i cui effetti continuerebbero ad esercitare un ruolo fino all’ età adulta. Un rapporto difficile o conflittuale con i genitori, inteso come esito di una storia di deprivazione affettiva avvenuta nell’ infanzia, è riferito in più ricerche, in modo diretto o indiretto, in relazione ai pazienti neoplastici, i quali sembrano descrivere i loro genitori come persone fredde sul piano emotivo, rigide, meno benevole e protettive nei loro riguardi. Ciò è emerso sia da studi retrospettivi che da quelli prospettivi ; indicando una tendenza piuttosto chiara. Le conclusioni a cui giungono tali lavori autorizzano a ipotizzare che ci sia un nesso tra modelli di attaccamento e patologia cancerosa, anche se la letteratura scientifica al riguardo riferisce pochi studi orientati a indagare in modo specifico questa possibilità; tra questi si menziona quello della Kotler dove si ipotizza una relazione tra stile di attaccamento evitante e cancro.
Va inoltre considerato che attualmente la ricerca sull’attaccamento, oltre agli studi basati su una prospettiva di tipo psicologico ed etologico, si è arricchita dei contributi di numerosi studi di matrice psicobiologica con l’obiettivo specifico di evidenziare eventuali correlazioni tra l’esperienza psicologica della separazione o perdita e l’attività funzionale dei sistemi neurovegetativo endocrino e immunitario. E’ significativo a tale riguardo lo studio di Taylor, il quale, integrando in modo coerente i contributi della ricerca psicobiologica e le teorizzazioni della psicoanalisi contemporanea, propone un nuovo modello di malattia, alternativo al modello psicosomatico tradizionale, in cui la vulnerabilità alla malattia fisica dipenderebbe da una ridotta capacità dell’ individuo di autoregolare alcune funzioni psicobiologiche essenziali, ridotta capacità che è il risultato di difetti evolutivi dovuti a carenze nei rapporti oggettuali primari; la qualità del primo legame di attaccamento diventa entro questa cornice una variabile fondamentale. Nella teoria di Taylor la perdita della madre non solo susciterebbe risposte psicologiche ma avrebbe anche un effetto diretto sul corpo a causa della perdita delle regolazioni biologiche precedentemente fornite dalla madre. In conseguenza di ciò, alterazioni precoci di sistemi organici possono influenzare successivamente la vulnerabilità dell’individuo alla malattia. Anche Kraemer sostiene l’esistenza di meccanismi regolatori, che vengono interiorizzati dal neonato durante l’interazione con chi l’accudisce, il cui ruolo è fondamentale per lo sviluppo di importanti funzioni cerebrali.
In considerazione dei contributi recenti prodotti nell’ambito della ricerca sull’attaccamento, sempre più orientati alla conoscenza dei meccanismi biologici sottili che intervengono nella costruzione delle relazioni oggettuali precoci, e degli studi che hanno esaminato in modo specifico la relazione tra gli aspetti legati allo sviluppo delle relazioni oggettuali e l’insorgenza del cancro, viene indagata in questa sede la possibilità che alcune modalità di attaccamento possano essere in rapporto con la condizione di patologia neoplastica, in particolare ci proponiamo di verificare l’ipotesi di una relazione tra modelli di attaccamento e carcinoma mammario. In questo lavoro si tiene conto inoltre delle caratteristiche di personalità più volte segnalate in vari contributi scientifici nell’ambito della ricerca psicologica sul cancro, per cui, sulla base degli strumenti qui utilizzati, ci proponiamo anche di verificare l’ipotesi di una differenza nei tratti di personalità che caratterizzi più di altre il paziente canceroso.
LA RICERCA
È stata eseguita una ricerca di tipo retrospettivo, quasi sperimentale, il cui disegno prevedeva un gruppo di controllo non equivalente. Le variabili oggetto di studio sono state: la condizione accertata di carcinoma mammario, in base alla quale sono stati assegnati i soggetti ai due gruppi, la modalità del legame di attaccamento ai genitori, le dimensioni della personalità secondo un modello Big Five.
Il campione era formato da soggetti reperiti nel Centro Prevenzione Tumori della Azienda U.S.L. Roma G, Guidonia. Sono state esaminate 46 donne di cui 23 incluse nel gruppo di controllo e 23 nel gruppo sperimentale. Del gruppo sperimentale facevano parte le donne che avevano subito un intervento chirurgico, in un periodo precedente, a seguito della diagnosi di carcinoma mammario, mentre del gruppo di controllo facevano parte le donne che risultavano negative agli esami di protocollo per prevenzione secondaria e diagnosi precoce (visita senologica, mammografia, ecc.) I due gruppi risultavano appaiati rispetto alle caratteristiche demografiche e socio-culturali.
La misurazione delle variabili oggetto di studio è risultata problematica soprattutto in riferimento alla dimensione dell’attaccamento in età adulta, poiché allo stato attuale dei lavori in merito non si hanno sufficienti riscontri empirici per affermare quale tra le misure a disposizione sia più in grado di descrivere lo stile di attaccamento di un soggetto adulto; gli strumenti di misurazione, infatti, risultano più spesso elaborati sulla spinta delle esigenze sperimentali che sul supporto di un’adeguata riflessione teorica sulla natura dell’attaccamento. Come la maggior parte di tali strumenti, quello utilizzato in questa ricerca è di tipo autodescrittivo ed è il PBI: Parental Bonding Instrument.Tale strumento misura il tipo di legame genitori-figlio attraverso la valutazione delle dimensioni della cura e del controllo. Per quanto riguarda la misura dei tratti di personalità è stato utilizzato il BFQ: Big Five Questionnaire; questo individua cinque dimensioni fondamentali per la descrizione e la valutazione della personalità che sono: Energia, Coscienziosità, Amicalità, Stabilità Emotiva, Apertura Mentale.
La procedura seguita prevedeva che alle donne pervenute all’ambulatorio di senologia per le periodiche visite di prevenzione, diagnosi precoce o di controllo venivano consegnati i questionari adottati e impartite le istruzioni per la relativa compilazione. I test venivano poi riconsegnati compilati. Maggiori difficoltà sono state incontrate con i soggetti del gruppo sperimentale rispetto ai controlli. Le donne affette da tumore della mammella, selezionate all’inizio della ricerca e incluse nel gruppo sperimentale, infatti, erano 50, cui sono stati regolarmente consegnati i questionari; di questi una parte non è stata restituita affatto, e una parte è stata scartata perché restituita in modo parziale (da parte dei soggetti rimasti orfani molto piccoli) oppure insufficiente ai fini di una corretta codifica. Più semplice è stato invece il reclutamento dei soggetti del gruppo di controllo i quali sono stati selezionati in base a esigenze di omogeneità rispetto al gruppo sperimentale.
DESCRIZIONE DEI RISULTATI
Sono state calcolate medie e deviazioni standard nei due gruppi relativamente alle quattro scale del PBI (Attenzione-affetto padre, Iperprotettività padre, Attenzione-affetto madre, Iperprotettività madre) e alle cinque dimensioni principali del BFQ (Coscienziosità, Amicalità, Energia, Stabilità Emotiva, Apertura Mentale). I dati ottenuti sono riportati in tabella 1.
Per verificare le ipotesi di una differenza tra i gruppi è stato eseguito un confronto tra medie per ciascuna variabile esaminata attraverso l’applicazione del test t di Student e del test di Levene, per il controllo dell’uguaglianza della varianza. I dati ottenuti sono riportati in tabella 2.
E’ emersa una sola differenza significativa tra i gruppi in riferimento alla dimensione dell’ Energia del BFQ, le cui medie erano rispettivamente 77 per il gruppo sperimentale e 71 per il gruppo di controllo. È stato ottenuto il valore di t=2,215, che è risultato significativo per a=0,05 e per 44 gdl. Dal confronto delle altre variabili tra i gruppi non sono emerse altre differenze significative.
INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI
L’ipotesi riguardo alla possibilità di una relazione tra modalità di attaccamento e carcinoma mammario non è stata confermata, non essendo stata rilevata tra i gruppi una differenza significativa rispetto alla modalità di attaccamento; mentre l’ipotesi riguardo alla possibilità di rilevare una differenza nei tratti di personalità caratterizzanti il paziente canceroso è stata confermata, essendo stata rilevata tra i gruppi una differenza significativa relativamente al tratto denominato Energia, in base al quale le pazienti cancerose tendono a descriversi come molto attive, energiche e dinamiche in misura statisticamente significativa rispetto alle donne sane.
Il primo risultato sembra scostarsi da quanto suggerito dalla letteratura scientifica da cui emerge invece un cattivo rapporto con le figure interiorizzate dei genitori che fa supporre una modalità di attaccamento poco adeguata. Diversamente il secondo risultato appare coerente solo con una parte della letteratura, quella che pone in relazione il cancro con la dimensione di personalità nota come Estroversione.
Per un’ interpretazione corretta di questi risultati è opportuno tener conto di alcuni limiti metodologici che sono presenti in questo genere di studi e a cui non è stato possibile ovviare. Trattandosi infatti di ricerca retrospettiva essa comporta il problema dell’influenza sui vissuti emotivi dovuta alla conoscenza della diagnosi da parte dei soggetti. L’ampiezza del campione, condizionata dalle difficoltà di reclutamento dei soggetti oncologici, appare comunque adeguata ai fini dell’esecuzione di uno studio pilota. L’uso di questionari autodescrittivi non ha permesso probabilmente di cogliere quegli aspetti che operano al di fuori della consapevolezza e che invece, soprattutto in riferimento alla problematica dell’ attaccamento, avrebbero potuto avere un ruolo nel determinarne i risultati.
Per chiarire meglio il significato di questo secondo risultato è opportuno inquadrarlo nell’ambito dei riferimenti teorici su cui si fonda il questionario BFQ, in particolare il costrutto dell’ Energia, oltre che dei riscontri empirici derivati dalla sua applicazione nella ricerca sul cancro. Caprara e i suoi collaboratori, autori del BFQ che è stato utilizzato nel presente lavoro, hanno affermato che con il fattore Energia essi hanno fatto "riferimento ai medesimi aspetti che nella letteratura vengono ricondotti alla Estroversion o alla Sorgenza ", e che la denominazione di Energia è sembrata più appropriata per il contesto linguistico italiano. Punteggi alti in questa dimensione indicano appunto che le persone si descrivono come molto dinamiche, attive, energiche, dominanti, loquaci. La dimensione dell’Energia del BFQ è correlata positivamente soprattutto con le scale di Estroversione di altri questionari, tra cui il NEO-PI e l’EPQ, indicando una forte validità di costrutto. Il fattore Estroversione, incluso attualmente nei principali schemi tassonomici della personalità, si è modificato da un punto di vista concettuale nel corso degli anni. Mentre nelle concezioni tradizionali permangono aspetti relativi a impulsività e inibizione, nelle recenti concettualizzazioni viene enfatizzata la componente di "affettività positiva" del tratto di personalità, che implica un piacevole coinvolgimento da parte del soggetto nei vari aspetti della propria vita, per cui egli appare entusiasta, attivo ed energico.Queste brevi precisazioni sul costrutto di estroversione hanno lo scopo di permettere una migliore comprensione dei risultati di ricerche che hanno esaminato appunto la relazione tra cancro ed estroversione, in una cornice entro la quale può essere interpretato anche il risultato del presente lavoro di ricerca. Esso è coerente con i lavori di Coppen e Metcalfe e della Hagnell nei quali, seppure con diverse metodologie, emergeva una chiara correlazione tra cancro e il concetto di estroversione secondo la vecchia formulazione di Eysenck; è da sottolineare che in queste ricerche il dato risultava con maggiore evidenza nei sottogruppi, di ridotta numerosità, di donne affette da carcinoma mammario, in modo analogo a quanto emerso nella presente ricerca. Gli autori ne concludevano che certi tipi di tumore, che si manifestano esclusivamente o più comunemente nelle donne, sono quelli connessi con questo tratto di personalità, e avanzavano l’ipotesi che questa caratteristica fosse costituzionalmente determinata in queste pazienti.
La correlazione tra cancro ed estroversione è emersa anche in altri lavori oltre a quelli già citati di Coppen e Metcalfe e della Hagnell, mentre in altri ancora lo stesso dato non viene confermato o viene rilevata una anomala espressione delle emozioni in donne affette da carcinoma mammario. Queste discrepanze tra i risultati ottenuti in diversi studi sono indicative delle difficoltà insite nella ricerca empirica che tenta di verificare ipotesi di correlazione tra malattia e variabili di personalità, essendo queste ultime molto complesse e quindi sensibili alle diverse condizioni imposte da differenti disegni sperimentali. È plausibile ipotizzare che restringendo il campo di indagine a tumori specifici, con una medesima localizzazione e utilizzando criteri metodologici più omogenei, si possa ridurre questa discrepanza tra i risultati. Pur tenendo conto di queste ultime precisazioni possiamo dedurre che i risultati della nostra ricerca sono coerenti con quegli studi che, con campioni di modeste dimensioni e interessati in modo privilegiato all’esame del carcinoma mammario, supportano l’esistenza di una relazione tra cancro ed estroversione. Tuttavia, la natura di tale relazione necessita di ulteriori approfondimenti, per cui si potrebbe indagare se alcune manifestazioni comportamentali o alcuni modi di descrivere se stessi siano inquadrabili entro un’unica strategia difensiva che potrebbe essere tipica delle pazienti affette da carcinoma mammario.
CONCLUSIONI
Questo studio, focalizzandosi sui processi di attaccamento e inserendosi in un’area di ricerca ancora poco indagata, è da considerarsi al momento attuale di tipo esplorativo, esso si inserisce in quel settore di ricerca, che pone in relazione gli aspetti relativi al contesto familiare di pazienti neoplastici e l’insorgenza del cancro. In particolare, diversamente da altre ricerche, si è tentato di focalizzare l’attenzione sui processi di attaccamento i quali, sebbene la letteratura abbia suggerito un cattivo rapporto con le figure interiorizzate dei genitori, non sono stati mai esaminati in modo specifico. Ci proponiamo di approfondire la tematica qui affrontata in un successivo lavoro di ricerca in cui si terrà conto dei limiti e delle difficoltà qui incontrate, dovute in parte alla scelta degli strumenti di misurazione dell’attaccamento, ancora, in generale, troppo imprecisi.
?In questa sede non è stata verificata l’ ipotesi di una relazione tra cancro e modalità di attaccamento, ma è bene ricordare che l’attaccamento è un processo complesso che si struttura e opera al di fuori della consapevolezza dell’individuo, per cui l’utilizzo di strumenti di misurazione di tipo autodescrittivo, come il PBI, potrebbero non riuscire a cogliere quegli aspetti di sé di cui l’individuo non è consapevole, soprattutto quando a ciò si aggiunge la tendenza da parte del soggetto all’ impiego di meccanismi difensivi del tipo rimozione e negazione segnalati da buona parte della letteratura in riferimento ai pazienti cancerosi. Sono esemplari in questo senso gli studi dei Bahnson che individuano in tali meccanismi la strategia privilegiata di difesa dei pazienti cancerosi, strategia che affonda le sue radici nella particolare storia evolutiva di questi pazienti caratterizzata da deprivazioni affettive precoci. Sono inoltre numerose le ricerche che riferiscono di una maggiore repressione in questi pazienti di emozioni e affetti negativi quali rabbia, ostilità, ansia .
In riferimento alla presente ricerca, è plausibile chiedersi allora se non vi sia una problematica nei processi di attaccamento, nelle pazienti del gruppo sperimentale, affette da carcinoma mammario, che non è risultata evidente, a causa dell’uso di uno strumento poco appropriato rispetto alla tematica oggetto di studio e alla scarsa propensione che soggetti tendenzialmente portati all’impiego della negazione, come strategia difensiva, avrebbero nel descrivere dolorosi aspetti di sé. Questo aspetto potrebbe anche spiegare il motivo per cui tali pazienti non hanno compilato, o hanno compilato in modo insufficiente, i questionari loro consegnati, tradendo forse una difficoltà di autoanalisi. Il gruppo sperimantale, infatti, ha mostrato ai ricercatori una curiosa ed abbastanza compatta resistenza clinica di "categoria", una sorta di non compliance alla ricerca e ad affrontare l’argomento dell’attaccamento. Dato clinico, questo, di estremo interesse su cui saranno necessari ulteriori approfondimenti e studi.
Del resto, una scarsa libertà da parte dell’individuo nell’esplorare le relazioni significative del passato e un grado minore di consapevolezza nel riferire le proprie esperienze personali era già stata evidenziata dalla Main proprio in riferimento a soggetti caratterizzati da modelli di attaccamento insicuri diversamente dai sicuri.
Ciò che è emerso da questo lavoro di ricerca è invece un’affettività positiva, caratteristica della dimensione di personalità definita come estroversione, probabilmente meno temuta da questo tipo di soggetti i quali hanno sottolineato gli aspetti di sé più concreti, trascurando forse i contenuti più intimi e problematici. Essendo dunque state rilevate l’energia, la dinamicità, l’attività, la concretezza, la socievolezza, come tratti stabili di personalità in queste pazienti, è plausibile chiedersi se l’iperinvestimento di attività sociali o lavorative non abbia il significato di sottrarre spazio e attenzione a quei contenuti propri del Sé che il soggetto giudica pericolosi e che tiene a debita distanza dal proprio Io. Se così fosse si potrebbe azzardare l’ipotesi che all’origine di tali comportamenti, rivolti prevalentemente verso l’esterno, vi sia stata da parte delle pazienti oncologiche l’interiorizzazione di modelli di attaccamento insicuri attraverso i quali si esprime la qualità difensiva dei loro modelli rappresentativi di sé e degli altri che impedisce loro una serena capacità di introspezione. Essendo tali processi operanti a livello inconscio, è evidente che il soggetto sia impossibilitato a manifestarli mediante strumenti di tipo autodescrittivo, non avendo di essi alcuna consapevolezza. Supponiamo inoltre che in quest’area di ricerca un orientamento di tipo psicoanalitico, che pone un’attenzione privilegiata allo studio dei meccanismi difensivi, quali negazione e rimozione come suggerito già da altri autori e formazione reattiva come sembra indicato dalla presente ricerca, abbia il vantaggio di spiegare in termini dinamici il fenomeno della tipicità dei tratti psicologici secondo una prospettiva evolutiva e di superare i limiti concettuali imposti da quell’approccio alla malattia inteso prevalentemente come semplice ricerca caratterologica.
Le ipotesi fin qui esposte, nelle quali si attribuisce un ruolo significativo alle modalità di gestione dei meccanismi di difesa nel concorrere a determinare la condizione di malattia, meritano di essere approfondite in un’ altra sede. In base a quanto riferito riteniamo che per la verifica di tali ipotesi sia necessaria l’applicazione di metodologie di studio appropriate che prevedano l’uso di strumenti di misura in grado di cogliere soprattutto gli aspetti inconsci della personalità, come i test proiettivi o le interviste semistrutturate.